[11/06/2008] Energia

Scusa, tu sei contro il nucleare perché vuoi tutelare le margheritine?

FIRENZE. ...E poi dicono che gli ambientalisti soffrono di complessi di persecuzione. Qualche sera fa il conduttore Bruno Vespa, con occhi di brace e voce tonante, rimbrottava l’ex sottosegretario e dirigente dei Verdi Paolo Cento, al grido di “in Francia ci sono centrali nucleari dovunque, e da noi niente, ma l’elettricità la paghiamo il doppio”, mentre Cento sprofondava nel silenzio, intimorito dall’inconsueto atteggiamento di Vespa: non lo si era mai visto così infuriato, così lontano dal suo consueto, democristianissimo e laconico atteggiamento.

Cambio di inquadratura, zoommata: Firenze, 9 giugno, dibattito in occasione della presentazione del libro di Chicco Testa. Antonio Polito (moderatore) spiega che al referendum del 1987 votò a favore del nucleare, ritenendo che «col referendum si registrò un primo distacco tra sinistra e progresso», e parla di «rischio di Amishizzazione della società». Gaia Checcucci (An-Pdl) è del parere che aspettare la quarta generazione sia solo una scusa perchè «tanto dopo dovremmo aspettare la quinta, la sesta, e così via». Chicco Testa oscilla tra ragionamenti intriganti e scoraggianti semplificazioni, come quando citando una frase del suo libro sostiene che «se il carico esercitato dalla specie umana sul pianeta eccedesse la disponibilità delle risorse dovremmo registrare per lo meno una contrazione nel numero totale di individui viventi», e siccome ciò non sta avvenendo allora molte delle critiche all’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo sono prive di fondamento.

Insomma, niente di nuovo sotto il sole: chiunque appartenga alla specie homo sapiens sapiens tende a preoccuparsi della salvaguardia della propria specie (si chiama «teoria egoistica del gene», darling), ma c’è sempre chi pensa di saperlo fare meglio degli altri. E davanti a ogni obiezione si pongono gli invalicabili concetti di «libertà» e di «crescita», magari alzando la voce per poi volgersi verso il pubblico alla ricerca di un applauso, che non potrà non arrivare per chi «così bene» ha difeso la categoria. E al povero ambientalista una bella carrozza a cavalli a cui pensare con nostalgia gliela si attribuisce sempre, in modo che non abbia tempo per esporre il suo modello di sviluppo. Parliamo di fotovoltaico? Analizziamo i costi non evidenti del nucleare? Evidenziamo l’inadeguatezza degli attuali indicatori di crescita? Si va bene, ma solo dopo che ci hai garantito che non pensi solo alle margheritine e a bucolici ideali di ritorno al bel tempo che fu. Tu garantisci questo, e poi dopo ci confrontiamo. Altrimenti stai zitto, bimbo, e lascia parlare i grandi che sanno come va il mondo.

... Sapete cosa c’era di bello al dibattito di Firenze? Che per una volta il pubblico partecipava attivamente... salutari brusii in sala... momenti di emotiva contestazione e vivace dibattito, anche tra pubblico e relatori. Ad un certo punto un cittadino è uscito dalla sala imprecando e lamentandosi che «nessuno parlava di scorie», ed era vero. In quel momento stava parlando il nuclearista Polito, la nuclearista Checcacci o il nuclearista Testa? No, stava parlando Ermete Realacci, ministro-ombra dell’Ambiente, l’unico tra i relatori contrario a reintrodurre il nucleare (perlomeno con le attuali tecnologie): ed era vero che anche lui non aveva ancora parlato di scorie, ma solo perchè aveva dovuto occupare metà del suo tempo per criticare la «parodia delle idee altrui» che in quel dibattito era stata fatta a larghe manciate, e per spiegare che non è possibile continuare a «pensare che ci siano quelli che pensano alle margherite, e quelli che pensano all’energia a basso costo».

Solo dopo aver dovuto fare questa prefazione, pena l’accusa di voler pensare alle margheritine che aleggiava nell’aria da inizio dibattito, Realacci ha potuto parlare del problema scorie e di un modello di sviluppo industriale che comprenda i costi non evidenti nei bilanci. Ma il cittadino se n’era già andato.

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