[06/06/2008] Comunicati

Dopo il vertice Fao: casca il mondo...e l´Italia si scansa

LIVORNO. Se sul fatto che il vertice della Fao sia stato purtroppo un tragico flop tutti sono d’accordo, sull’analisi dei motivi che hanno portato al fiasco del summit – che avrà conseguenze pesantissime - le parole che a noi più convincono sono quelle di Toni Fontana, giornalista dell’Unità. Nel suo commento (Una Babele rissosa) pone una (la) questione sulla quale greenreport ha speso fiumi di parole: «Mentre le auto blu sfrecciano verso gli aeroporti romani, non si può non pensare che quello che si è visto in vetrina è un mondo frantumato, rissoso e afflitto da problemi dei quali non si vede alcuna soluzione all’orizzonte. Nessuna autorità sopranazionale è in grado di governarlo, mentre sta montando una crisi i cui esisti potrebbero essere catastrofici».

Il vertice della Fao dunque come una Babele rissosa, la cui fine non ci vuole molta fantasia ad immaginare. Un caos gigantesco che nessuno ha la forza (e forse neppure la voglia) di governare perché vorrebbe dire stravolgere (riorentando) l’economia mondiale verso la sostenibilità sociale e ambientale, uno sforzo e un orizzonte che non sembra essere nelle agende di nessun capo di stato. Ed a Fontana fa eco in qualche modo Ugo Tramballi sul Sole24Ore con un pezzo molto forte che si apre con una riflessione assai condivisibile e che pone il secondo corno della discussione: «Gli 852 milioni di affamati del mondo non si devono preoccupare: non saranno lasciati soli. Nonostante un vertice Fao, tre giorni di dibattito, d’impegni e di appelli dei più e dei meno potenti della Terra, qualche altro milione di esseri umani si unirà a loro e alla loro fame».

Così nella totale assenza di una governace mondiale e di un orizzonte comune verso cui mirare (la sostenibilità) ogni crisi viene affrontata in modo solidaristico con una sostanziale questua che nella migliore delle ipotesi raggranella significative somme di danaro. Mentre nella peggiore delle ipotesi (spesso la più comune) delle cifre strombazzate nei vertici gli Stati poi si ‘dimenticano’ con buona pace delle pance dei reietti dell’umanità: i disgraziati dei paesi in via di sviluppo. Vedremo come andrà a finire stavolta, ovvero sei i Paesi e le organizzazioni rispetteranno l’impegno di stanziare 6,5 miliardi di aiuti.

Ma il punto non è certo solo questo. Perché mentre l’attenzione dovrebbe essere concentrata sulla costruzione di un modello diverso di sviluppo che non seghi il ramo sul quale stiamo tutti seduti (anche i ricchi del mondo), ogni stato va invece per conto suo e con le sue convinzioni. L’Italia ne è un esempio lampante. Riequilibrare il rapporto uomo ambiente che nei fatti significa ridurre i flussi di materia e i flussi di energia, cosa possibile solo con un’economia veramente ecologica ovvero dove la sostenibilità ambientale e sociale la si pone ex ante e non ex post delle azioni antropiche di sviluppo, il governo nazionale risponde riducendo questa complessità a semplificazioni che difficilmente aiuteranno la causa: rilancio del nucleare; Ogm; infrastrutture.

C’è un problema energetico mondiale legato a scarsità della materia prima (petrolio) e al suo impatto nell’ambiente (emissioni nell’aria e cambiamenti climatici)? Col l’atomo il problema è risolto. C’è un problema di fame nel mondo, ovvero che a quelli che già non mangiavano se ne sono aggiunti altri che prima invece almeno un tozzo di pane ce lo avevano e ora non più? Ogm nei campi come se piovesse e anche questa spiacevole faccenda è chiusa. C’è un’economia basata sul totem della crescita sempre e comunque che sta mostrando la corda con un Pil che fatica nel distaccarsi dagli zerovirgola di aumento? Infrastrutture a spam e manganelli per chi si oppone. E tutto questo accade – non è certo un caso – proprio nel momento più basso della politica italiana con uno disintegrazione dei partiti del tutto simile – e non è un caso neppure questo – solo a quella della società.

Ci limitiamo a queste osservazioni senza inzuppare il pane nella questione dei rifiuti o delle posizioni della Prestigiacomo sul protocollo di Kyoto e chiudiamo segnalando che in questo bel ‘clima’ domani si svolgerà a Milano la “Marcia sul clima” la grande manifestazione nazionale promossa da un´ampia alleanza delle associazioni ambientaliste e non italiane. Buona marcia (nella direzione giusta) a tutti.

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