[06/06/2008] Parchi

Parchi e ambiente in Toscana: la situazione si complica

PISA. I temi ambientali finalmente tornano in agenda anche in Toscana sia pure all’insegna di polemiche, scambi d’accuse e forse anche con qualche banalizzazione di troppo che non aiuta a venirne a capo. Che sia stato il parco dell’Arcipelago Toscano a innescarla forse non è male. Nei mesi scorsi infatti troppi avevano ciurlato nel manico facendo finta di non vedere che proprio nei territori più pregiati e quindi generalmente maggiormente protetti come i parchi e le altre aree protette si gioca parte importante della partita di come mettere un freno al consumo più o meno dissennato del territorio. Sono quelle d’altronde le aree di maggiore criticità che richiedono risposte nuove sulla base anche di esperienze importanti fatte in questi anni e da troppi dimenticate o ignorate.

E’ chiaro –o almeno dovrebbe esserlo- che se tutto si ridurrà ad una diatriba su qualche mattone in più o in meno non credo che si andrà lontani nè ci aiuterà molto dire che non bastano gli agriturismi o che tutti non potranno fare le guide del parco perché tutti non potranno neppure fare i parcheggiatori sulle spiagge dell’Elba o pulire le piscine nei residence.

All’ambientalismo del fare non è richiesto solo di rimuovere dei no che hanno fatto danni non soltanto in Campania, ma anche di dire cosa deve contemplare il piano del parco e non solo all’Arcipeleago ma anche nella Val di Cornia, sui monti Livornesi, sul monte Pisano, della Val di Cecina alta e bassa, sull’Appennino Tosco-Emiliano.
E dovremo dirlo alla luce anche del nuovo Codice dei beni culturali che ha sottratto ai parchi la gestione paesaggio di cui si è ‘riappropriato’ (un termine che la dice lunga sul nostro federalismo) lo stato, tra brindisi di cui presto più d’uno dovrà pentirsi per non aver valutato gli effetti sicuramente negativi e perversi per il governo del territorio anche in Toscana.

Riportare le polemiche più che datate sui ‘vincoli’ che paralizzano e mortificano le comunità locali come se si trattasse solo di contare le licenze e i metri cubi ha servito finora solo a non farci vedere le fregature vere e non presunte in arrivo. Credo che le istituzioni dalla regione, alle province, ai comuni ai parchi, alle autorità di bacino debbano essere chiamati in Toscana ad una riflessione comune che utilizzi tutti gli strumenti di cui disponiamo e che non sono stati tutti attivati del tutto né dal Pit e neppure dal Praa.

La regione, ad esempio, dovrà presto discutere la nuova legge regionale sui parchi e le aree protette; ecco una occasione che dovrà riguardare anche il nostro rapporto con la dimensione nazionale. Non può riguardare solo qualche addetto ai lavori e neppure un solo assessorato come è accaduto a Monticchiello, dove quel che resta è l’aver sanzionato il ritorno in grande stile del ministero dei beni culturali avendo fatto in un certo senso da apripista alla nuova norma del Codice che assesta un colpo micidiale proprio a quella pianificazione ambientale su cui sono state versate tante lacrime anche di coccodrillo.

La discussione sul piano dell’Arcipelago che per qualcuno dovrebbe esaurirsi nell’ennesima diatriba procedurale ha il merito di riportare il dibattito non su singoli aspetti ma finalmente di connetterli – a cominciare dai rapporti costa-mare- così si vedrà che le vicende ambientali anche in Toscana non sono riconducibili solo a qualche operazione edilizia da sostenere o osteggiare e sono molto più complesse e impegnative. Tanto impegnative che nella esclusiva dimensione locale difficilmente troveranno la risposta adeguata. E per essere più chiari; non la troveranno unicamente nella filiera regione, provincia comune.

Prima si prenderà atto di questo meglio sarà per tutti e si eviterà per il futuro di farci fregare come è avvenuto con il Codice.

Mi chiedo come non se rendano conto molti di quelli che si sono precipitati al capezzale della Toscana infelix e che dopo aver tanto ‘denunciato’ si sono improvvisamente zittiti e non solo a Roma.

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