[06/06/2008] Urbanistica

Aminti: Ecco come ridisegnare i waterfront in modo sostenibile

LIVORNO. Il professor Pierluigi Aminti è uno dei massimi esperti di sistemi di difesa dell’erosione costiera. Un fenomeno, quello dell’erosione, ormai presente in gran parte delle coste mediterranee con cui bisogna imparare a convivere o, laddove siamo ancora in tempo, a prevenire, evitando di costruire in modo scellerato lungo le coste come, non di rado anche se non ovunque, si è fatto negli ultimi anni e sottoponendo le nuove strutture a rigidi controlli preventivi di sostenibilità ambientale. Proprio per questo motivo il professor Aminti ha tenuto alcune lezioni nell´ambito del master universitario di II livello "Architettura sostenibile nelle città mediterranee" che si sta svolgendo in questi mesi Livorno.

Professor Aminti, in questi anni è un fiorire di porticcioli turistici che spesso vanno a incidere sulle correnti e creano problemi di erosioni costiere.
«E´ indubbio che i porti creino modifiche a livello locale, mutando l´equilibrio naturale: si accumula la sabbia da una parte e va a mancare da un´altra. Il problema vero è che spesso questi approdi turistici sono così piccoli da non avere i soldi per fare i necessari aggiustamenti. Le faccio un esempio concreto: il porto turistico di Viareggio interferisce sulla corrente che porta la sabbia da San Rossore a nord della città. Però ogni anno fa una grande opera di dragaggio e riporta la spiaggia in piazza Mazzini. Si tratta di un grossissimo intervento, che altri porti non hanno le possibilità economiche di fare, anche se devo ammettere, che gli ultimi progetti che sono stati fatti nella nostra regione sono molto scrupolosi dal punto di vista delle previsioni sulle necessità di interventi correttivi al fenomeno erosivo».

Premesso che sarebbe opportuno costruire un po’ meno, tenendo ben presente quali sono le risorse disponibili sul territorio attraverso un attento sistema di contabilità ambientale, che tipo di interventi correttivi esistono, una volta costruito?
«Questo è il vero tema delle mie lezioni al master, ovvero come si possono ridisegnare i fronti mare sia in aree urbanizzate che in quelle naturali in modo sostenibile. In questo caso la sostenibilità contempla anche il fatto di studiare sistemi di difesa che non modifichino irreparabilmente il paesaggio. Marina di Pisa in questo senso è un esempio negativo, con la scogliera che ha modificato totalmente il paesaggio, un tipo di difesa che oggi probabilmente nessuno farebbe. Il problema per le nuove generazioni di ingegneri marittimi ed architetti è proprio quello di disegnare in modo più naturale, urbanizzare meglio la fascia costiera, con occupazione degli spazi e servizi razionale».

Quali sono le ultime tecnologie studiate per fronteggiare le erosioni?
«In primo luogo sono opere sommerse, non si devono vedere, quindi per esempio dei geocontenitori riempiti di sabbia. In alternativa fare ricorso alla costruzione di spiagge artificiali prelevando le sabbie in mare. In Toscana non si sono mai fatti ripascimenti veri, quelli che facciamo sono ad uso e consumo degli stabilimenti balneari e movimentano pochissima spiaggia. Pensi che il ripascimento della spiaggia di Ostia è pari a 3 milioni di metri cubi di sabbia, quella di Venezia a 13 milioni. Per Marina di Carrara o Capalbio parliamo di 2-3mila metri cubi. In Toscana stiamo finalmente ultimando la mappa delle cave marine da cui sarà possibile attingere sabbia compatibile al ripascimento delle nostre spiagge».

Quanto è importante la formazione su questi temi?
«La formazione è fondamentale ed è un bene che a questi master universitari partecipino professionisti o tecnici della pubblica amministrazione. E´ importante imparare tutte le problematiche, tutte le interazioni che hanno le piccole e grandi opere, imparare che la costa è dinamica e non statica né rappresentabile su una linea. Questi studi consentono di fare pianificazione territoriale adeguata e di non ripetere gli errori del passato. Come per esempio negli anni ´70 in Emilia Romagna, quando sulla base di carte e studi di 5 anni prima si costruirono alberghi a una manciata di metri dalla costa, costringendo gli amministratori pochi anni più tardi a costosissime contromisure. La pianificazione va fatta studiano quello che avverrà tra venti anni, non quello che è stato prima».


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