[04/06/2008] Aria

Inquinamento dell´aria, approvato in via definitiva il decreto legislativo

LIVORNO. Mentre sindaci, assessori e presidenti regionali sono rinviati a giudizio a seguito delle inchieste sull’inquinamento atmosferico (in Toscana avviata nel 2005 e l’accusa è gettito di cose pericolose e rifiuto di atti d’ufficio), il consiglio dei ministri ha approvato in via definitiva nella seduta del 30 maggio di quest’anno il testo del decreto legislativo sul recepimento della direttiva della comunità europea 2004/107/CE sulla limitazione in aria di metalli e idrocarburi policiclici aromatici. Adesso non resta che aspettare la pubblicazione del decreto in Gazzetta ufficiale e quindi la sua applicazione.

Dunque entro il 31 dicembre del 2012 la concentrazione nell’aria di metalli pesanti dovrà essere portata su base annua a 6 nanogrammi per metro cubo nel caso in cui si tratti di arsenico, 5 nanogrammi per metro cubo nel caso di cadmio e 20 nanogrammi per metro cubo nel caso di nichel. I livelli di benzopirene non dovranno oltrepassare la soglia di 1 nanogrammo per metro cubo pena l’adozione di appositi piani di risanamento delle aree inquinate.

Questi sono i nuovi valori obiettivo riferiti al tenore totale di ciascun inquinante presente nella frazione di Pm10 del materiale particolato e calcolati come media su anno espressa con cifra decimale. E se la cifra decimale è diversa da 0 il valore obiettivo viene ritenuto superato.
I valori obiettivo non devono però comportare l’adozione di misure che implicano costi irragionevoli per le imprese: non si vuole cioè mettere a rischio l’esistenza dell’impresa stessa, bensì la riduzione e la prevenzione della dispersione delle sostanze in aria. Nel preambolo del decreto il legislatore richiama “l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili” sul mercato, forse nella speranza che un’assenza di vincoli obbligatori non vanifichi la normativa stessa e i buoni propositi che si pone come obiettivo o forse perché l’utilizzo delle migliori tecnologie è prescritto dalla normativa comunitaria.

Comunque sia, per evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente il Ministro dell’ambiente ha elaborato non solo parametri più restrittivi rispetto alla normativa precedente ma anche una serie di criteri per l’emanazione delle ordinanze anti-traffico nelle grandi città e nuovi limiti di blocco alla circolazione dei veicoli nelle aree urbane.

Entro quattro mesi dall’emanazione del decreto le regioni dovranno effettuare una rilevazione preliminare dell’aria, individuare le zone dove la concentrazione delle sostanze inquinanti elencate è più alta, provvedere infine all’installazione delle stazioni di misurazione dell’inquinamento. Le centraline di monitoraggio potranno esser scelte in piena autonomia e nei limiti delle risorse disponibili di ogni regione.

Inoltre, le regioni secondo il nuovo decreto dovranno fornire dati aggiornati sulle concentrazioni nell’aria e sulla deposizione degli inquinanti ai cittadini attraverso mezzi idonei. Per esempio attraverso i mass media, attraverso la distribuzione di opuscoli o l’utilizzo di pannelli informativi ormai posizionati in molte città. Anche in questo caso alle regioni è lasciato ampio margine discrezionale e del resto già oggi anche attraverso internet è possibile controllare giorno per giorno l’andamento dell’inquinamento nella propria città.

Queste dunque le disposizioni del futuro decreto in corso di pubblicazione, uno strumento con cui può essere disciplinato il problema dell’inquinamento atmosferico nelle città. Però non è l’unico e non è neanche il principale mezzo: la normativa - come già abbiamo avuto modo di sottolineare in queste pagine - è una delle possibili risposte a un particolare problema ambientale e sociale. Ma per essere efficacie deve essere utilizzato congiuntamente ad altri strumenti come la tecnologia che può evitare effetti inquinanti o danni ambientali e come le leve fiscali per incentivare virtuosi comportamenti. Il tutto incorniciato in una buona e adeguata strategia orientata per esempio alla riduzione alla fonte della domanda di mobilità, basata su diversi criteri di pianificazione delle città e dei territori, su una programmazione tesa alla riduzione dell’intensità di trasporto delle persone e delle merci. Interventi che possono delinearsi nel medio e lungo periodo che necessitano però anche di una programmazione nazionale e non solo regionale e di investimenti congrui.

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