[04/06/2008] Monitor di Enrico Falqui

Disincanto

FIRENZE. In questi primi 100 giorni del nuovo governo Berlusconi, il Paese assiste all’ennesimo “gioco di melina” tra maggioranza e opposizione, da cui appare evidente a tutti che la Politica italiana è incapace di risolvere i problemi per cui essa si candida a governare, sia che ciò riguardi il centro-destra oppure il centro-sinistra.

I media (giornali e tv) in larga misura (anche se non tutti in ugual misura) battono sempre il tasto o sugli “scandali”(è dall’epoca del caso Montesi che la politica italiana li utilizza per spandere nuvole di fumo sul “vuoto di idee” che riguardano il futuro del Paese), oppure sulle schermaglie tra leader, che alimentano la vignettistica quotidiana sui grandi giornali di informazione.
Insomma, un’ informazione vera sul futuro di un grande Paese, quale è l’Italia, sembra non interessare ai proprietari e agli editori della carta stampata o dei mezzi di comunicazione televisiva, salvo alcune rarissime eccezioni.

Durante il recente incontro tra Berlusconi e il Presidente Napolitano, ad un ricevimento nei giardini del Quirinale, alcuni giornalisti hanno chiesto al capo del governo se fosse intervenuto “ per prendere le misure degli spazi “ dell’edificio presidenziale, nella prospettiva di una sua futura collocazione in quel ruolo.
Berlusconi ha risposto con la più esilarante delle sue “normali” bugie, affermando che per quel ruolo aveva già in mente il suo fido sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta, nonostante il vecchio Presidente Pertini lo avesse vaticinato di raggiungere in futuro quell’incarico.
Ovviamente quell’obiettivo è oggi più perseguibile di ieri, prima del clamoroso risultato elettorale che ha visto la sinistra riformista soccombere rispetto a una coalizione di centro-destra che ha convinto assai di più gli Italiani per “qualcosa”che i i media e i grandi giornali di informazione non si sono affatto presi la briga di spiegare con chiarezza.

Già, cos’è questo “ qualcosa” per il quale Berlusconi e la sua coalizione si sono dimostrati più credibili rispetto a Veltroni e al suo blocco sociale, decurtato dell’apporto di una Sinistra cosiddetta “radicale”che è stata clamorosamente esclusa da ogni rappresentanza parlamentare attraverso il voto dei cittadini?

Ilvo Diamanti, in un suo recente articolo sulle pagine di “Repubblica”, afferma che il 2008 si iscrive appieno all’Era degli Apoti, definizione che Giuseppe Prezzolini utilizzava per definire “quelli che non la bevono”, ovvero “ i disincantati”. Si badi bene, non i delusi della Politica, come i media hanno ripetutamente descritto la maggior parte dell’opinione pubblica italiana rispetto agli ideali della Politica, bensì “ i disillusi”.
Quelli che negli ultimi vent’anni, hanno visto cadere i muri, sistemi politici, regimi, partiti e leader e poi, li hanno visti risorgere e riemergere, determinando un’incazzatura che i vari Travaglio, Grillo, Di Pietro hanno cercato di strumentalizzare a piene mani per raccogliere consensi elettorali oppure per creare una base di consenso mediatico.

Per questo il sondaggio Demos-Eurisko, dedicato a rilevare gli atteggiamenti degli italiani tra vecchio e nuovo anno(2008)ha registrato una gran dose di pessimismo, che tuttavia permette loro di dirsi ”felici” rispetto al loro privato, anche se in misura minore rispetto agli anni passati.
Potremmo dire che è venuta meno una celebre equazione ideologica degli anni 70, quando la maggior parte dell’opinione pubblica impegnata in politica affermava che anche “il privato è politico”.
Tuttavia, la scomparsa di questa equazione ideologica non è il significato più importante di questo paradosso messo in evidenza dal sondaggio.

Se riflettiamo con maggiore attenzione, questo paradosso fornisce la risposta a quella domanda inquietante sul “qualcosa”che ha motivato il debordante successo di Berlusconi e della sua coalizione, anche se decurtata di Casini e del suo raggruppamento di moderati centristi.
Berlusconi, eletto per la terza volta Presidente del consiglio dagli italiani, nonostante che col suo precedente governo non abbia fornito risposte concrete a quasi tutti i drammatici problemi di cui soffre questo Paese in via di declino ( come sostengono le agenzie internazionali specializzate nel monitorare la vitalità delle economie nazionali nel contesto di una dimensione globale irreversibile del mercato), non può più essere definito un incidente di percorso, come gran parte della Sinistra riformista e radicale lo ha definito in questi ultimi anni.

Tuttavia, nonostante questo, Berlusconi ha saputo interpetare meglio la “pancia profonda “degli Italiani, perché ha raccolto con successo quel lungo vento “formativo ed educativo” delle coscienze improduttive del Paese( prodotto da vent’anni di informazione giornalistica e televisiva)che guardano con “disincanto al futuro” o ne temono fortemente le conseguenti trasformazioni di modernità e di innovazione nel campo culturale, tecnologico, sociale.
In altre parole, la discussione che vediamo in questi mesi sui giornali non riguarda mai i temi del “futuro di questo Paese”, non riguarda mai i temi sui quali si gioca in queste settimane, la prospettiva di un’elezione alla presidenza degli Stati Uniti, non riguarda mai la politica estera, l’innovazione tecnologica e la capacità della ricerca di fare “ sviluppo”, non riguarda mai le necessarie trasformazioni delle nostre città per renderle moderne e competitive quanto oggi lo sono diventate gran parte delle città europee, dove inviamo i nostri figli a svolgere corsi di formazione universitaria o programmi di ricerca impensabili da effettuarsi nel nostro paese.

Berlusconi ha interpretato bene questa “ paura del futuro”da cui è avvelenata una buona metà della nostra società ( a destra, al centro e tra le tre sinistre, che oggi abbiamo in Italia) e su questa “paura” ha costruito un “non-programma di governo”. Da questo punto di vista, il Berlusconi-ter è più avvantaggiato rispetto al governo “ombra” di Veltroni,al quale va riconosciuto il merito di aver “riformato” il sistema della rappresentanza parlamentare dei partiti senza nemmeno l’ausilio di una riforma costituzionale ed elettorale.
Il governo attuale, per rimanere fedele ai suoi elettori, ha bisogno “solo” di attuare il suo “non-programma” sul quale ha ricevuto il consenso da quella parte degli Italiani che ha paura del futuro,dell’Europa politica, degli immigrati, dei giovani e che ha bisogno di poche ma inossidabili certezze le quali, purtroppo per loro, sono assai meno “granitiche” del passato.
Questa paura verso la modernità e la sostenibilità dello sviluppo potrà creare molti danni al sistema sociale, ambientale ed economico del nostro Paese e anche un probabile ulteriore declino del ruolo “attivo e positivo”del nostro Paese: è inutile quindi ricercare nell’attività di governo di Berlusconi provvedimenti che hanno come obiettivo la progettazione di un “nuovo rinascimento” dell’economia, del modello sociale e culturale, del territorio e dell’ambiente, della cooperazione tra i popoli, dell’emancipazione dei diritti individuali e collettivi.

Leggendo l’intervista a Marcello Buiatti, pubblicata martedì 3 giugno da questo giornale, appare il volto di una Sinistra italiana che non ha ancora capito quale è il segreto del successo (ripetuto tre volte nell’arco di 15anni) ottenuto da Berlusconi e dalle sue solide coalizioni durante questa cruciale transizione verso un nuovo modello di comunità europea.
Far credere (attraverso l’abile utilizzo dei mezzi moderni di comunicazione di massa ed attraverso un nuovo modello di radicamento territoriale dei partiti di centro-destra) che tutto sta cambiando affinché niente muti e cambi veramente.
Il successo di Berlusconi va misurato per quello che “non fa” non “per quello che fa”. La conseguenza di questo paradosso dovrebbe essere, per una Sinistra moderna e autenticamente europea, quella di costruire, insieme alle comunità locali, un sogno autentico e credibile di futuro per il nostro paese, avendo la capacità e la forza di comunicarlo e di farlo sentire proprio alla maggioranza del popolo italiano. Finché la parola “cambiamento” rimarrà un obiettivo che impaurisce anziché affascinare la parte più attiva e creativa della società italiana, qualsiasi “programma di governo” (anche il più dettagliato e razionale) diventerà un manifesto per perdere (come è successo a Veltroni), non per vincere le elezioni.
Rimane, tuttavia, un’unica certezza per tutti noi , che il Futuro è inarrestabile e seppellirà i “non-credenti” sotto la cenere di un modello di sviluppo che la Terra non può più sostenere.

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