[03/06/2008] Comunicati

Fao, Diouf racconta «la cronaca di una catastrofe annunciata»

ROMA. Aprendo il World Food Security Summit di Roma, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf (Nella foto), ha lanciato un urgente appello ai leader del pianeta perché stanzino 30 miliardi di dollari all’anno per il rilancio dell’agricoltura. «Il tempo della parola è largamente passato – ha detto Diouf, - è venuto il momento dell’azione. Nel 2006 il mondo ha speso 1.200 miliardi di dollari in armamenti mentre, in un solo Paese i rifiuti alimentari raggiungono i 100 miliardi di dollari e l’eccesso di consumo delle persone obese nel mondo costa 20 miliardi di dollari. E’ possibile, in queste condizioni, spiegare alle persone di buon seno e in buona fede che non si possono trovare 30 miliardi di dollari all’anno per permettere a 862 milioni di affamati di beneficiare del diritto umano più fondamentale, quello al nutrimento, quindi alla vita? Sono delle risorse di quest’ordine di grandezza che permetteranno di allontanare definitivamente lo spettro dei conflitti alimentari che si profila all’orizzonte».

Secondo il direttore della Fao «La soluzione strutturale al problema della sicurezza alimentare nel mondo è l’accrescimento della produzione e della produttività nei paesi a basso reddito ed a deficit alimentare». Ma questo presuppone «soluzioni innovative ed immaginative», in particolare Diouf chiede «accordi di partenariato tra, da una parte, i Paesi che hanno risorse finanziarie, capacità di gestione e tecnologie e, dall’altra parte, quelli che hanno terre, acqua e risorse umane».

Ma secondo la Fao la crisi alimentare mondiale ha già prodotto «conseguenze sociali e politiche tragiche in diversi Paesi e potrebbe mettere in pericolo la pace e la sicurezza del mondo». Diouf paragrafa Gabriel Garcia Marquez e definisce la crisi attuale «la cronaca di una catastrofe annunciata». Le promesse solenni del summit mondiale dell’alimentazione del 1996 di ridurre della metà la fame nel mondo entro il 2015 sembrano lontane, e invece di aumentare le risorse finanziare destinate ai programmi agricoli dei Paesi in via di sviluppo, sono nettamente calate negli ultimi 12 anni.

Contro la fame occorrono subito almeno 24 miliardi di dollari, ma Diouf dice che «oggi, i fatti sono questi: dal 1980 al 2005, l’aiuto all’agricoltura è passato da 8 miliardi di dollari (base 2004) nel 1984 a 3,4 miliardi di dollari nel 2004, è una diminuzione in termini reali del 58%. La parte dell’agricoltura nell’aiuto pubblico allo sviluppo è scesa, passando dal 17% nel 1980 al 3% nel 2006».

Il direttore della Fao di aver più volte attirato l’attenzione dell’opinione pubblica sui rischi di conflitti sociali e politici causati dalla fame e chiesto 1,7 miliardi di dollari per permettere agli agricoltori poveri di acquistare concimi, sementi ed alimenti per il bestiame, «Tutto questo è restato senza effetto – dice sconsolato Diouf – malgrado una larga diffusione sulla stampa e malgrado la corrispondenza indirizzata agli Stati membri così come alle istituzioni finanziarie. E’ solamente quando i deprivati e gli esclusi dal banchetto dei ricchi sono discesi nella strada per esprimere la loro disperazione e la loro rivolta, che le prime reazioni salutari, in favvore dell’aiuto alimentare, sono iniziate. Se noi non prendiamo, rapidamente, le decisioni coraggiose nelle circostanze attuali, le misure restrittive prese dai Paesi produttori per far fronte ai bisogni della loro popolazione, l’impatto del cambiamento climatico e la speculazione sui mercati a termine porteranno il mondo in una situazione pericolosa».

La Fao chiede soluzioni globali e sostenibili per colmare il differenziale tra offerta e domanda alimentare. «Altrimenti, malgrado l’importanza delle loro riserve monetarie, alcuni Paesi rischiano dio non trovare alimenti da acquistare – ha spiegato Diouf – Contraddizioni e distorsioni sul piano delle politiche internazionali hanno contribuito alla crisi attuale. Nessuno comprende che nel quadro della lotta al riscaldamento climatico si possa creare un mercato del carbonio da 64 miliardi di dollari nei Paesi sviluppati ma che non si sia in grado di avere finanziamenti per evitare la deforestazione annuale di 13 milioni di ettari. Nessuno comprende che incentivi da 11 a 12 miliardi di dollari nel 2006 siano stati utilizzati per distogliere dal consumo umano 100 milioni di tonnellate soprattutto per placare la sete di carburante dei veicoli. Nessuno comprende che, in questo periodo di globalizzazione degli scambi, nessun investimento serio sia stato fatto nella lotta preventiva contro le malattie transfrontaliere, soprattutto la malattia di Newcastle, l’afta epizootica, la febbre della Valle del Rift, la pleuropneumoniae bovina contagiosa e molte altre malattie. Ma soprattutto nessuno comprende come i paesi dell’Ocse abbiano provocato una distorsione dei mercati mondiali con 372 miliardi di dollari di sostegni ai loro agricoltori nel 2006. Il problema dell’insicurezza alimentare è di natura politica – ha concluso il direttore della Fao – E’ una questione di priorità di fronte ai bisogni umani più fondamentali. E queste sono scelte di governo che determinano le allocazioni delle risorse».

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