[30/05/2008] Acqua

Toscana, da cinquant´anni diminuzione costante delle piogge

FIRENZE. Convegno sulla tutela quantitativa della risorsa idrica quello che si è svolto oggi nell’auditorium del Consiglio regionale (uno dei tanti convegni che si svolgevano oggi a Firenze sul tema acqua), organizzato dalla commissione Territorio e ambiente. “H 2 Zero. Le soluzioni alla crisi della risorsa idrica in Toscana”, il titolo dell’evento in cui si sono rispolverati dati più o meno noti ma con la conferma che le piogge dell’ultimo periodo non debbono trarre in inganno. Rispetto alla media del decennio 1998-2007, il mese di maggio presenta dati migliori solo nelle province di Grosseto, Livorno e Massa Carrara. Ma è rivolgendo lo sguardo all’indietro che sorgono le preoccupazione maggiori. Se prendiamo un arco di tempo di cinquant’anni, dal ’56 a oggi, si registra una diminuzione costante delle piogge e delle portate dei fiumi.

La portata dell’Arno si è ridotta mediamente del 30%, cresce l’evaporazione di circa il 10% (nel periodo 1981-2007 rispetto al periodo 1926-1980), crescono anche i periodi di “magra”: tutti gli indicatori quindi convergono e parlano chiaro «Il 40% del territorio è in situazione di elevato deficit idrico – ha affermato il segretario generale dell’Autorità di bacino, Giovanni Menduni – Una rete di piccoli invasi collinari potrebbe permettere di far fronte ai problemi con molta più tranquillità. La politica –ha continuato Menduni non deve “investire per investire”, ma pianificare e fare le scelte giuste: proprio per questo uno strumento come il bilancio idrico si può rivelare strategico». Concetto sostenuto anche dall’assessore regionale alla risorsa Idrica Marco Betti.

«Investire va bene, ma soprattutto con intelligenza e capacità amministrativa. Per far fronte ai problemi strutturali servono soluzioni integrate e complesse. I risparmi si ottengono anche sul piano dell’educazione al risparmio, della diffusione della consapevolezza sul consumo corretto dell’acqua. L’impegno politico che ci assumiamo – ha concluso Betti – è quello di portare avanti scelte condivise dai territori e dai cittadini. E’ quello che stiamo facendo con il Patto per l’acqua». Il Patto accolto con favore da tutti gli addetti ai lavori presenti (rappresentanti di enti locali, categorie economiche, associazioni ambientaliste, consorzi) deve però porre obiettivi concreti e non solo linee di principio. E in termini di concretezza si è espresso Mauro Grassi, responsabile della Direzione generale Politiche territoriali della Regione Toscana «Bisogna prendere molto sul serio i dati e agire di conseguenza. La crisi c’è, i cambiamenti climatici ci sono, e servono azioni per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti. Nel Dpef – ha continuato Grassi – ci sono 25 milioni di euro per il piano per l’acqua. Sono già risorse importanti, ma sono risorse che di fronte a progetti concreti potranno aumentare, fino anche a raddoppiare».

Ma finanziamenti per fare cosa? La risposta viene dal “padrone di casa” Erasmo D’Angelis presidente della Commissione ambiente «L’analisi degli ultimi dieci anni dimostra un calo consistente delle piogge e delle portate dei fiumi. Dei 20 miliardi di metri cubi d’acqua che ogni anno cadono in Toscana, 19 vanno dispersi. Servono allora azioni per raccogliere l’acqua piovana, risparmiare negli usi agricoli, industriali, domestici, e per ridurre quel 27% di perdite che ancora la rete del servizio idrico presenta».

Nuovi piccoli invasi, ripristino di quelli esistenti, utilizzo di dissalatori sulla fascia costiera, riciclo delle acque, tariffe adeguate al valore della risorsa, maggiore efficienza nella distribuzione dell’acqua «Per la manutenzione della rete idrica servono milioni di euro e non tutti ci sono – ha sottolineato Alfredo De Girolamo, presidente di Cispel Toscana – L’incremento tariffario entro un certo limite sta nella fisiologicità, ma deve trovare nei finanziamenti pubblici una contropartita, un ‘in più’ che ci permetta di non gravare troppo sulla bolletta. Serve un salto di qualità nelle politiche regionali degli investimenti». Tra l’altro De Girolamo ha informato che moltissime fonti di approvvigionamento sarebbero da sostituire perché non più sostenibili e che il recupero delle perdite è possibile ancora in termini di circa un 10%.

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