[30/05/2008] Urbanistica

Alluvioni e frane, Wwf: «Era già tutto previsto, ma...»

FIRENZE. Certo cambiamenti climatici, sicuramente “bombe” d’acqua improvvise che riversano in poche ore la pioggia che cade normalmente in un mese, ma anche amplificazione dei danni per una gestione del territorio non attenta e un sistema di difesa del suolo che ha raggiunto probabilmente il livello più basso della sua esistenza. Ovviamente non stiamo parlando dell’emergenza e dell’innesco del meccanismo di protezione civile che si svolge sempre a buoni livelli nel nostro Paese, ma di pianificazione incompleta, di gestione inadeguata e di risorse mai stanziate e se stanziate mai giunte a chi opera sul territorio: ad esempio, l’Autorità di bacino del Po preposta alla gestione del più grande fiume italiano, non ha neppure i mezzi adeguati per visitare le zone colpite. Ci sono purtroppo dei morti in questo caso e i “noi l’avevamo detto” possono sembrare anticipatici, ma vanno riportati quando sono pronunciati con parole di rammarico e rabbia per una tragedia mezza annunciata.

«Sono bastati due giorni di pioggia intensa per mettere in ginocchio un pezzo del nostro territorio: altro che piogge intense, lungo i nostri fiumi si è costruito, cementificato e canalizzato troppo con conseguenze devastanti che puntualmente si verificano alle prime piogge – afferma il direttore generale del Wwf , Michele Condotti - Un paese che vuol pensare in grande deve poter investire nella più grande opera pubblica che occorre davvero, il ripristino del nostro martoriato territorio. Ci chiediamo ancora come siano stati spesi i 4300 miliardi di vecchie lire per la difesa del suolo dopo l’alluvione del 1994 e quelli dopo il disastro del 2000. Si interviene ancora con opere, spesso a forte impatto ambientale, con una logica di emergenza in modo localizzato e non in ottica di bacino –continua Condotti- La ricetta esiste, si chiama ‘rinaturalizzazione” dei fiumi, gestione integrata del territorio, come stanno facendo da anni sulla Loira, in Francia, sulla Drava in Austria o sul Reno in Germania. Se non si parte subito con decisione seguendo le regole di sana gestione che altri paesi hanno imparato ad applicare continueremo a contare vittime, danni alle comunità, danni alle imprese e a tutto il sistema produttivo», conclude Condotti.

Nel caso specifico l’associazione ambientalista aveva messo in guardia sulle possibili conseguenze di alcuni interventi a forte impatto eseguiti con vecchie logiche. Infatti nel 2000, il Wwf insieme ad alcune associazioni piscatorie, aveva denunciato gli interventi di regimazione idraulica proprio sulla Dora Baltea, tra la centrale di Montjovet e Verres, sostenendo che le opere realizzate e previste tendevano ad aumentare la velocità di deflusso delle acque in un tratto nel quale, semmai, per caratteristiche idrogeologiche ed ecologiche, bisognava aumentare la capacità di ritenzione delle acque e dissipazione dell’energia per ridurre il rischio idrogeologico più a valle. Ma non vi sono stati sviluppi giudiziari e la Regione Valle D’Aosta è andata legittimamente avanti nella sua opera di regimazione idraulica. Tra l’altro segnala il Wwf, si è continuato un po’ ovunque a canalizzare, come sul Maira (affluente del Po), in provincia di Cuneo, altra zona colpita dall’emergenza di questi giorni, dove, nonostante l’opposizione da anni di Comitato locale e WWF, sono iniziati nel 2006 i lavori di canalizzazione e restringimento del fiume da parte dell’Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po).

L’associazione ambientalista ora è preoccupata per come saranno impiegati i soldi in arrivo: infatti recentemente il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) nell’ambito dei Fondi aree sottoutilizzate (Fas) ha stanziato 180 milioni di euro per il “progetto Valle del Po” per valorizzazioni ambientali e progetti turistici: potrebbe essere una grande opportunità come l’ulteriore occasione persa e l’ennesimo sperpero di denaro pubblico. Il Wwf ritiene si debba procedere con un percorso partecipato in modo da condividere progetti e attività per rivitalizzare e rinaturalizzare il nostro più grande fiume anche prendendo esempio dall’estero: sulla Loira sono 15 anni che hanno avviato un piano condiviso e partecipato.

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