[29/05/2008] Rifiuti

Le spiagge di Accra gabinetti delle baraccopoli

LIVORNO. Nelle nuove metropoli africane che crescono come funghi e che risucchiano disperati, l’abisso tra i ricchi ed i poveri è misurabile anche visivamente, guardando le linde case circondate da alti muri di alcuni quartieri benestanti e le baracche senza gabinetto delle bidonville dei poveri. Non fa eccezione nemmeno Accra, la capitale del Ghana, uno dei Paesi “modello” dell’Africa. Le spiagge di Accra sono ormai trasformate in una grande latrina, un fenomeno che succede anche in altri Paesi, come ad esempio nel turistico Madagascar, sulle coste cittadine, a causa della materia fecale umana che viene scaricata direttamente in mare.

Nella capitale ghanese c’è stata anche una campagna stampa da parte di qualche giornale locale perché venisse posto un rimedio al fenomeno, ma l’ampiezza del lavoro da fare sembra essere superiore alle forze ed alle disponibilità dell’Accra metropolitan authority (Ama).

La cosa è ormai così preoccupante che tempo fa è sceso in campo anche uno dei più noti predicatori del Paese, Mensa Otabil, che ha esecrato il fatto che «Il Ghana è il solo Paese al mondo dove le spiagge sono diventate delle toilettes. Nelle altre parti del mondo, si vedono case con la vista sulla spiaggia. Noi abbiamo svalutato le nostre spiagge per quel che facciamo loro invece di farne un luogo di grande valore, dove la gente possa costruire case e ben riposarsi».

Le spiagge di Labadi, Osu e Teshie, tre banlieues di Accra, sono state trasformate in gabinetti all’aria aperta che vengono usati da gran parte della popolazione e la gente accusa l’Ama di non costruire bagni pubblici e di autorizzare la realizzazione di case prive di gabinetti e fogne.

Ma il problema non riguarda solo i quartieri vicini al mare, anche a Nima, una bidonville di Accra lontana dal mare, le baracche sono prive di gabinetti e fognature e la gente fa i propri bisogni di notte nel grande scolo di liquami che attraversa la baraccopoli.

Intervistato da Inter Press service, Numo Blafo, responsabile delle relazioni pubbliche di Ama, rifiuta ogni responsabilità per l’inquinamento del mare: «Abbiamo impianti di trattamento dei rifiuti che funzionano, ma ci sono degli imprenditori privati che sono entrati nel servizio di gestione dei rifiuti che fanno quel che non sono capaci di fare».

La raccolta dei rifiuti in questa metropoli dell’Africa occidentale con 3 milioni di abitanti (nel 2000 ne aveva 1,6, nel 2015 saranno 6 milioni) è stata per lungo tempo affidata alla sola Ama, poi la liberalizzazione dell’economia ha fatto largo alle imprese private, ma queste non hanno l’attrezzatura adatta per gestire i rifiuti umani, ma le autorità continuano ad autorizzarle a proseguire nelle loro attività.

La verità è che le città africane, ed Accra non fa eccezione, si stanno ingrandendo a vista d’occhio senza avere quasi mai uno strumento urbanistico e la già debole struttura amministrativa pubblica non ce la fa a star dietro ad una crescita inarrestabile della popolazione.

La campagna si riversa nelle miserabili baracche di latta e cartone e, al posto del solidarismo tribale africano, porta una nuova complessità metropolitana che non può avere risposte perché mancano le risorse umane e finanziarie. Visto da questo angolo di Africa “felice”, il nostro nuovo razzismo è spaventosamente provinciale e le catapecchie dei rom bruciate a Napoli sono un alloggio tipo per centinaia di migliaia di persone. ma gli immigrati interni ed esterni cominciano a diventare un problema anche in africa, come dimostra la mattanza xenofoba del Sudafrica “arcobaleno”.

Il caso più clamoroso è quello di Osu, dove c’erano toilettes pubbliche che sono state demolite per costruire un centro commerciale.

La speculazione edilizia selvaggia è la norma e nascono interi quartieri con case prive di bagni e fogne.
Così si va in spiaggia, tanto che l’Ama ha chiesto che venga fermato e multato chi usa la spiaggia come una toilette, una misura che sembra aver dato i suoi frutti.

Ama ha un nuovo impianto di trattamento delle acque luride a Korle Lagoon che poi sversa il tutto a mare ed il Consiglio per la protezione ambientale ha imposto misure sul trattamento di materia fecale umana che hanno migliorato un quadro che tuttavia rimane preoccupante.


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