[28/05/2008] Parchi

La nuova legge sui parchi ai nastri di partenza

PISA. A conclusione di un vivace incontro di amministratori di parchi, province e comuni tenutosi ieri alla provincia di Pisa l’assessore ai parchi della Regione Toscana ha annunciato che entro un paio di settimane avremo il testo della nuova legge regionale sul quale si aprirà finalmente il confronto pubblico.

Dopo una serie di rinvii potremo quindi mettere mano ad una verifica concreta di cosa confermare e cosa cambiare e migliorare nella normativa ma soprattutto nella gestione delle nostre aree protette perché possano diventare un effettivo sistema e non un arcipelago.

Un sistema che riguarda naturalmente anche i tre parchi nazionali due dei quali sono infatti in attesa della approvazione del piano che non potrà non tener conto del contesto generale regionale di cui parlano il Pit e soprattutto il Praa. Per quelli regionali restano aperti problemi specialmente, ma non solo, alle Apuane. Molto si aspettano le province attualmente non tutte seriamente impegnate su questo fronte che non potranno non essere chiamate a svolgere una più precisa funzione di aggregazione e di area vasta in particolare delle Anpil le quali spesso appaiono peraltro più delle foglie di fico o dei marchi più che effettive aree protette. Livorno, Pisa, Arezzo, ad esempio, si stanno muovendo bene su questo terreno tanto è alle viste anche la istituzione di nuove aree protette interprovinciali e provinciali. Si dovranno inoltre verificare anche realtà di confine come nel caso del Magra dove opera sul versante ligure un parco regionale e sul versante toscano invece solo qualche Anpil.

Ma il punto più delicato emerso con forza e grande preoccupazione dopo i troppi silenzi è stato quello delle conseguenze pesanti derivanti dal nuovo Codice dei beni culturali. Qui finora infatti avevamo registrato solo compiaciute valutazioni (bipartisan?) sul ritorno a casa –cioè al ministero- del paesaggio di cui non potranno più occuparsi i piani dei parchi come previsto dalla legge quadro del 91 e da tante leggi regionali. Chi gestisce i parchi e i territori attualmente inclusi nelle aree protette non è altrettanto soddisfatto e compiaciuto e l’ha detto con estrema chiarezza. D’altronde se i territori agricoli, tanto per fare un esempio che qualche sindaco ha fatto con precisi e concreti riferimenti, inclusi in un area protetta e non certo per il ‘valore’ naturalistico ma per quello paesaggistico come prevede anche la Convenzione europea del paesaggio non dovrà valutarli nel suo piano il parco perché dovrebbe continuare e farne parte? Ecco una delle tante conseguenze della bella idea di tornare a dividere quello che a fatica in questi anni e specialmente in Toscana si era riusciti a tenere insieme e integrare senza cervellotiche ‘copianificazioni’. Dopo i brindisi per essere riusciti a ‘riaffermare’ il ruolo dello stato ( ma non è dello stato anche la competenza sugli ecosistemi?) torneremo grazie anche alla nuova legge regionale a discuterne con meno eccitazione di qualche articolista, ma con grande determinazione.

Ho letto la dichiarazione di Vigni a proposito di qualche improvvisata sortita di parlamentari del Pd sulla caccia in cui il responsabile degli ecologisti democratici richiama il ruolo della 394 e l’importanza della sua applicazione. Mi chiedo – e gli chiedo - ha avuto notizia che il siluro del codice ha centrato la sala macchina della legge quadro cioè il piano; altro che doppiette! Va bene l’ambientalismo del fare, meno bene quello del non vedere e non sentire.

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