[27/05/2008] Comunicati

Pessima figura a Kobe

ROMA. Stefania Prestigiacomo ha tenuto il suo primo discorso internazionale da ministro dell’Ambiente nell’ambito della riunione del G8 che si è tenuta a Kyoto dal 24 al 26 maggio appena scorsi. E non è stato un bel dire. Perché, attraverso la voce del nuovo ministro, ritroviamo l’Italia pronta a chiedere una deroga a impegni già assunti. E per di più fuori contesto. Insomma, i soliti italiani.

La deroga che Stefania Prestigiacomo ha chiesto riguarda l’impegno unilaterale assunto dall’Unione europea di andare «oltre Kyoto» e di tagliare, entro il 2020, almeno del 20% le proprie emissioni di gas serra rispetto ai livelli di riferimento del 1990.

Il ragionamento un po’ piagnucoloso del ministro Prestigiacomo è stato questo. Il Protocollo di Kyoto obbliga l’Italia a tagliare del 6,5% le emissioni entro l’anno 2012. L’Unione europea sanzionerà con pesanti multe un eventuale trasgressione. Il guaio è che a tutt’oggi, anno 2008, l’Italia emette il 12% in più di gas serra rispetto ai livelli del 1990. Quindi in quattro anni dobbiamo abbattere le emissioni del 18%. Un carico molto oneroso per un’economia, quella italiana, che non cresce.

In più l’Europa fuori dal Protocollo di Kyoto e in maniera unilaterale, ha deciso di tagliare le emissioni del 20% entro il 2020. Il che significa abbattere le emissioni del 32% rispetto al livello attuale. L’Italia, ammette candidamente il nuovo ministro, semplicemente non ce la fa. Si è impegnata, ma non può rispettare l’impegno. Il cavallo (dell’economia) non beve e il paese non può permettersi di ottemperare agli accordi internazionali. Cosicché l’Italia chiede all’Unione europea di rivedere la sua politica sul clima.

Jos Delbeke, il vicedirettore generale dell´Ambiente presso la Commissione europea, ha fatto notare come il G8 non sia la sede adatta per parlare delle faccende interne dell’Unione e ha fatto, per così dire, un commento sul metodo: «C´è già uno schema in piedi. Il 5 giugno è in programma la prossima riunione dei ministri dell´Ambiente dell´Unione. In quella occasione ascolteremo le ragioni dell´Italia e del governo italiano». Il disappunto è piuttosto serio. Al G8 dell’ambiente di Kobe, l’Italia ha minato la credibilità della politica europea sul clima, perché ha dimostrato che l’Unione non è compatta sul progetto di abbattere le emissioni anche in maniera unilaterale. E lo ha fatto come un fulmine a ciel sereno, senza averne prima discusso all’interno nelle sedi opportune.

Ma è nel merito che il discorso di Stefania Prestigiacomo risulta infelice. Perché, oltre a dimostrare che l’Italia è inaffidabile – cambia anche radicalmente la sua politica a ogni mutar di governo – offre l’immagine di un paese «che non ce la fa». Che non ha fiducia nel suo futuro. E che, quindi, non riesce proprio a rispettare impegni liberamente assunti e sottoscritti.

Non vogliamo in alcun modo sottostimare le difficoltà del paese. Ma è l’impostazione che ci sembra francamente sbagliata. Il nostro sistema produttivo in difficoltà ha tutto da guadagnare se prova a rispettare gli obiettivi ambientali dell’Unione, perché sono obiettivi che richiedono più efficienza e più innovazione. No, non è stato davvero un bel modo di inaugurare la politica ambientale internazionale del quarto governo Berlusconi il discorso con cui Stefania Prestigiacomo ha esordito al G8 di Kobe.

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