[26/05/2008] Urbanistica

Il codice bipartisan del paesaggio piace tanto a Settis, ma ignora i Parchi

PISA. Su Repubblica Salvatore Settis torna a difendere il nuovo Codice dei beni culturali e lo fa sottolineandone il valore politico dovuto alla convergenza bipartisan che inizia con Urbani, Buttiglione per concludersi con Rutelli. La prima tentazione è stata quella di dire "speriamo che le intese bipartisan in futuro riescano a fare di meglio".

Ma quello che mi interessa rilevare è che nella riproposizione dei meriti del nuovo Codice tra i quali si annovera sempre e puntualmente l’aver disinnescato innanzitutto quella micidiale mina delle competenze comunali per riportare finalmente nelle più sicure sedi ministerali le usurpate competenze e ruoli, non si faccia mai alcun riferimento a quella istituzione parco che in Italia e specialmente in Toscana ha dato prova di sapersi misurare con ottimi risultati con la tutela paesaggistica assai prima del codice Urbani.

L’omissione evidentemente non è casuale visto che il Codice espropria i piani dei parchi – i più ambientalisti su piazza- proprio del paesaggio per affidarlo ad una fantomatica ‘copianificazione’ che qualcuno dovrebbe spiegare se e come potrà avvenire.

Insomma mentre il paesaggio oggi si configura come una realtà sempre più complessa e connessa alla natura ed molto altro ancora, tanto che in questo senso si voleva modificare anche l’art 9 della Costituzione per esplicitare meglio ciò che oggi è solo implicito, il nuovo Codice bipartisan reintroduce una separazione e divaricazione che potrà solo produrre effetti negativi e paralizzanti.

Il professor Settis che ha particolare dimestichezza con la realtà toscana e pisana dovrebbe spiegarci come Cervellati potrebbe oggi fare quel piano su cui è stato costruito il Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli e che tra i primi in Italia qualche decennio fa non separò ma unì e integrò questi diversi profili. Il tutto appare tanto più sconcertante se si considera che anche l’ambiente e gli ecosistemi sono competenza dello stato. Non era questa una ragione in più per non separare quella che anche la Convenzione europea sul paesaggio raccorda e integra?

Torna all'archivio