[23/05/2008] Energia

La Francia in Congo, tra foreste da difendere e petrolio e gas da estrarre

LIVORNO. Il giornale “Le Potentiel” di Kinshasa, la capitale della Repubblica democratica del Congo (Rdc) ricorda che, nell’ormai lontano 2002, l’ex presidente della repubblica francese Jacques Chirac, durante il summit mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, definì le foreste congolesi «un bene comune dell’umanità».

L’attuale ministro dell’ecologia di Sarkozy, Jean-Louis Borloo (Nella foto), è in visita nella Rdc con l’intento di confermare quell’attenzione per le foreste pluviali del bacino del Congo e per proporre progetti e sostegni innovativi per una gestione sostenibile dei suoi ecosistemi forestali. Il Congo Rdc e la sua grande foresta pluviale che copre il 47% delle foreste equatoriali africane (e il 60% di quelle del bacino del Congo) è, insieme al Brasile ed all’Amazzonia, al centro della discussione sui cambiamenti climatici, gli alberi del Congo sono uno dei pilastri sui quali il mondo deve basarsi se vuole far fronte alle sfide dell’equilibrio climatico planetario.

«Ma la questione – scrive Le Potentiel - è l’atteggiamento che riserverà Kinshasa a questa mano tesa dalla Francia. A Bruxelles, così come a Londra, passando per Tunisi dove si sono ritrovati nel febbraio 2008 i Paesi della Commission des forêts d´Afrique centrale, e il prossimo giugno a Kinshasa, il messaggio si limita alla convergenza degli sforzi per la conservazione della biodiversità di questo “grande polmone” del pianeta. Oggi, il mondo ha compreso l’urgenza della messa in opera di strategie comuni per contenere gli effetti del cambiamento climatico che passa anche, tenuto conto della sua biodiversità, anche per la Rdc. E’ dunque venuto il momento per la Rdc, adottando un atteggiamento maturo al riguardo, di mostrare che il mondo può contare alla su di lei per trovare una soluzione alla spinosa questione del riscaldamento climatico».

Borloo non ha deluso i congolesi: «proteggere il bacino del Congo è proteggere l’umanità – ha detto appena giunto a Kinshasa L’interesse della France è legato al fatto che il Congo detiene la più bella foresta del mondo. La mia visita si inscrive nel quadro della volontà della Francia di appoggiare la Rdc nella sua politica di conservazione della natura, e per la protezione del bacino del Congo». Barloo ha incontrato il presidente della Rdc Joseph Kabila e diversi ministri ed oggi è in visita a Mbandaka, nella provincia dell’Equateur, per conoscere le attività di sfruttamento forestale sostenibile della Rdc, poi firmerà insieme al ministro congolese all’ambiente, José Endundo, una dichiarazione comune sullo sviluppo sostenibile.

Ma mentre Barloo è nel Congo Kinshasa a discutere di foreste, nell’altro Congo, quello Brazzaville, Il presidente congolese Denis Sassou Nguesso e il ministro francese alla francofonia, Alain Joyandet, hanno inaugurato a Pointe-Noire una nuova piattaforma petrolifera della Total che dovrebbe produrre 90 mila barili di greggio al giorno e che sorge nel nuovo campo petrolifero di Moho-Bilondo. Si tratta del primo impianto offshore, situato a 80 chilometri dalle coste, del giacimento di Moho-Bilondo e che dovrebbe avere riserve per 230 milioni di barili.

L’ex marxista-leninista Sassou Nguesso ha ormai preso il vizio alle inaugurazioni insieme agli ex padroni colonialisti francesi: lunedi scorso ha messo il primo mattone dei lavori per la costruzione di una centrale a gas da 300 megawatt a Côte Matève, vicino a Pointe-Noire, la capitale economica del Congo Brazzaville. Un impianto da 400 milioni di dollari finanziato dalla onnipresente Total e dall’italiana Eni, che è il secondo operatore petrolifero del Congo proprio dopo i francesi.

L’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, nell’occasione ha detto: «Costruire questa centrale è un motivo d’orgoglio, perché questo significa avere nuove possibilità di sviluppo legate in particolare alla valorizzazione del gas. Il Congo fa parte di un pugno di Paesi che hanno deciso di cominciare ad utilizzare la risorsa gas, dando così la priorità allo sviluppo locale rispetto all’esportazione». Secondo il ministro congolese per l’energia, Bruno Jean Richard Itoua, entro il 2010 la centrale a gas italo-francese dovrebbe dare l’autonomia energetica a Pointe-Noire.

E’ prevista anche la sostituzione della vecchia linea elettrica tra Pointe-Noire e Brazzaville, per un costo di 200 milioni di dollari. Il Congo produce petrolio ma ha un deficit energetico e l’elettricità è presente solo nel 5% delle case rurali e nel 45% di quelle urbane. Questa nuova Mecca del petrolio che attira italiani e francesi ha soli 150 megawatt installati mentre avrebbe bisogno di almeno 500 megawatt. Il 90% dell’energia consumata nel Congo Brazzaville è importata e prodotta da una grande diga idroelettrica che sorge nel sud-ovest della confinante Repubblica democratica del Congo.

Torna all'archivio