[21/05/2008] Acqua

L’acqua del rubinetto avrà la sua carta d’identità

FIRENZE. L’acqua del rubinetto avrà la sua carta d’identità, cioè verranno inseriti in bolletta i dati delle analisi della qualità chimico fisica? Ce lo auguriamo, dato che greenreport a fine 2007 aveva approfondito il tema intervistando i gestori del Sii (Servizio indicro integrato) che avevano avanzato interesse per la proposta (una motivazione su tutte: la maggior trasparenza), ma anche segnalato criticità per poterla attuare, rispondendo comunque in modo non omogeneo.

Tra i problemi evidenziati la disomogeneità di dati viste le molte fonti di approvvigionamento anche in uno stesso ambito, la difficile comprensibilità del messaggio, visto che il dato “bruto” andrebbe spiegato e i maggiori costi per l’azienda per una bolletta cartacea che andrebbe ad aumentare come numero di pagine. Infine dubbi sono stati avanzati anche sul potenziale aumento di consumatori di acqua del rubinetto che questa iniziativa potrebbe in qualche modo favorire. Ma ora vista l’iniziativa di Erasmo D’Angelis (Pd) la strada per “l’identità” dell’acqua potrebbe essere spianata.

Infatti, il presidente della Commissione territorio e ambiente del Consiglio regionale ha presentato una proposta di legge al fine di inserire in bolletta i dati delle analisi della qualità dell’acqua del rubinetto. «Con questa proposta di legge - spiega D’Angelis - viene inserita nella bolletta, che arriva ad ogni famiglia, la stessa etichetta di qualità e garanzia presente in tutte le bottiglie di acque minerali. Molte aziende pubbliche hanno già inserito su internet i dati delle analisi ma occorre comunicare diffusamente e con trasparenza la qualità dell’acqua che esce dai nostri rubinetti. Se chi guarda l’etichetta della sua minerale preferita ha l’impressione di sapere, nel dettaglio, microgrammo per microgrammo, cosa sta bevendo, anche chi a casa apre il rubinetto deve sapere che quell’acqua è pura di fonte, più buona e più controllata».

Dal punti di vista tecnico giuridico si tratta di modificare l’art. 1 del disciplinare tecnico relativo allo schema di convenzione fra Ato e gestore del Sii allegato alla L.R.26/97, poco più di un rigo, che però avrebbe un valore notevole se consideriamo questo provvedimento nel quadro generale della promozione all’utilizzo dell’acqua del “sindaco” come si diceva una volta. «In Italia si consuma più acqua minerale che in qualsiasi altro Paese del mondo: circa 190 litri l’anno procapite- continua il presidente della Commissione ambiente e territorio- e la Toscana è la Regione italiana che ne consuma di più, oltre 200 litri a testa, con una spesa media per famiglia di 260 euro l’anno senza che nessuno si sia mai lamentato. La spesa media per famiglia per l’acqua potabile fornita dall’acquedotto è invece di 238 euro l’anno per quantità gigantesche pari ad un consumo di 257 litri al giorno a testa! E’ ora di invertire la tendenza e considerare l’acqua un bene non illimitato e da non sprecare. Trattiamo l’acqua del rubinetto come se fosse la migliore tra le acque minerali, considerato che così è».

Poi D’Angelis si sofferma sui pregiudizi che circondano le acque potabili e sull’impatto ambientale delle minerali «Si sbaglia chi crede che per il solo fatto di portare un nome famoso ed essere chiusa per mesi o anni in bottiglia di plastica, l’acqua minerale sia più sana, più controllata e più salutare di quella del rubinetto. Ci sono tutta una serie di pregiudizi che gravano sulle acque degli acquedotti che vanno a tutto immeritato vantaggio di quelle in bottiglia. Un litro di acqua minerale costa in media dai 15 ai 50 centesimi di euro cioè anche ben 500 volte in più del costo di un litro di acqua che esce dal rubinetto di casa. Ma questo iperconsumo di acque minerali non è proprio un comportamento virtuoso. Tanto per cominciare, per l’impatto ambientale delle bottiglie da smaltire e per il loro trasporto su gomma con spostamenti del tutto irrazionali da Nord a Sud e viceversa. L’acqua non è un bene illimitato e proprio per questo c’è bisogno di una politica di educazione all’uso etico della risorsa che permetta la forte riduzione degli sprechi sia domestici che nei settori dell’industria e dell’agricoltura, dove c’è un forte bisogno di una generale assunzione di responsabilità. Riscopriamo il valore dell’acqua del rubinetto – conclude D’Angelis - il gusto di bere dalla pubblica cannella».

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