[21/05/2008] Comunicati

Cina, dopo il terremoto fanno paura il nucleare e l’acqua

LIVORNO. Il bilancio del terremoto cinese si fa di ora in ora sempre più devastante ed aumentano le preoccupazioni anche per lo stato degli impianti nucleari e chimici e per le dighe artificiali e gli invasi naturali creatisi dopo il sisma. Da due fabbriche chimiche di Shifang sono fuoriuscite più di 80 tonnellate di ammoniaca che si sono rapidamente sparse nell’ambiente. Il ministero cinese delle risorse idriche ha detto che esistono “seri problemi di sicurezza” per alcuni impianti idraulici nella regione dello Sichuan e che 400 bacini artificiali di acqua presentano problemi. Dopo il primo allarme, le autorità cinesi hanno assicurato che nel Sichuan non c’è in attività nessuna centrale atomica per a produzione di elettricità, esistono però due impianti per l’arricchimento e la produzione di combustibile nucleare a Yibin ed a Heiping, ma che sono ad oltre 150 km dall’area interessata dalla faglia dalla quale si è scatenato il sisma. Il sito di Yibin ha continuato a funzionare normalmente dopo il terremoto.

A Jiajiang, a circa 50 km dall’area colpita, è attivo il centro per lo sviluppo di armi nucleari di Mianyang e più a nord, a Guangyuan, un centro di produzione di armi nucleari con presenza di trizio, di ritrattamento di plutonio, di conversione dell’uranio ed un reattore nucleare. Un’istallazione strettamente coperta dal segreto militare e che secondo fonti francesi potrebbe aver subito danni per la sua vicinanza all’epicentro del violento sisma. L’Autorità di sicurezza della Cina assicura di aver subito messo in atto un piano di intervento per la sicurezza nucleare e la radioprotezione e di non aver registrato fughe radioattive, tutti gli impianti atomici della provincia dello Sichuan sarebbero stati messi in «arresto di sicurezza», ma gli edifici e le attrezzature legate alla sicurezza nucleare non avrebbero subito danni.

Le autorità cinesi non negano che alcune installazioni nucleari in via di smantellamento abbiano subito danni a causa della loro obsolescenza e delle norme sismiche meno rigorose con le quali sono state costruite. Ma a preoccupare di più il governo cinese sono gli oltre 20 laghi che si sono formati a causa degli smottamenti di terreno e delle frane provocate dal terremoto e che hanno costruito fragili dighe che sbarrano interi fiumi, vere e proprie bombe d’acqua pronte a riversarsi a valle, con il rischio di molti Vajont.

I nuovi laghi sono tenuti sotto stretta sorveglianza da esperti e militari ed i più grandi e pericolosi sono a Mianyang, Guangyuan, Deyang e Pengzhou, vicino al capoluogo provinciale Chengdu. I tre più vasti contengono oltre 10 milioni di metri cubi di acqua ed almeno 20 milioni di mc. di rocce franate. Ma il lago più grande e pericoloso si è formato nella provincia di Beichuan, con un volume tra i 30 e i 40 milioni di metri cubi d’acqua che minacciano gli abitati a valle la cui evacuazione è già stata avviata da venerdì scorso.

Inoltre, nello Sichuan anche alcune dighe artificiali sono state danneggiate dal sima e dalle repliche del terremoto, ma nessuna sarebbe sul punto di cedere. Anche ieri il vice primo ministro Hui Liangyu, ha chiesto un impegno più forte per evitare nuove vittime legate ai disastri secondari come le colate di fango o il cedimento di dighe. I soccorritori stanno facendo una vera e propria corsa contro il tempo e le scosse di assestamento per salvare i sopravvissuti nelle zone più remote del Sichuan dai disastri secondari. Secondo Hui «Forti allarmi devono essere lanciati per quanto riguarda i bacini delle centrali idroelettriche nelle regioni sinistrate, chiedo la sorveglianza minuziosa dei rischi, dei meccanismi di risposta d’urgenza e la sorveglianza dei siti 24 ore su 24».

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