[20/05/2008] Rifiuti

La munnezza è oro, anche in Kenya

LIVORNO. Ieri un sottosegretario italiano ci ha detto che la spazzatura per le strade è brutta ma non fa male alla salute, non la pensano così né l’Unione europea, che ha richiamato per l’ennesima volta l’Italia, né il Programma per l’ambiente dell’Onu (Unep) sempre più preoccupato per quello che succede nelle strade dei Paesi in via di sviluppo e in discariche infernali come quella di Dandora, che riceve ogni giorno 2.000 tonnellate di spazzatura, la metà di quanto producono i 4 milioni e mezzo di abitanti di Nairobi, la capitale del Kenya.

A disputarsi i rifiuti insieme ad avvoltoi e marabù c’è un esercito di bambini e di adulti che si muovono tra i miasmi della spazzatura in decomposizione ed i rifiuti tossici-nocivi ed ospedalieri, alla ricerca di cibo, metallo, plastica e carta, che “selezionano” a mano incuranti delle ferite che si provocano in questo inferno in terra. I bimbi lavoratori di Dandora hanno nel sangue piombo 10 volte superiore alla media normale e l’incidenza di anemia, malattie della pelle, asma ed altre malattie respiratorie, tossine nel sangue e l’Aids è altissima.

«Per il momento le cose rimangono come sempre e non si sta facendo niente riguardo a questa situazione – ha detto sconsolato all’agenzia Ips Daniele Moschetti, un prete cattolico che lavora con i bimbi che si guadagnano da vivere tra la spazzatura – . Il problema è tuttavia qui e l’esposizione alle infezioni è reale. Se si mette a disposizione di queste persone, che si guadagnano la vita a partire della spazzatura, un modo alternativo di ottenere guadagni, sarebbero certamente molto più cauti riguardo alla loro salute».

Annemarie Kinyanjui, dell’unità dell’Unep per l’ambiente urbano, spiega che «il Consiglio della città di Nairobi ha deciso di spostare la discarica da un’altra parte. Immediatamente dopo che è stato reso noto il dossier, Unep e Consiglio hanno iniziato a lavorare per cercare di affrontare il problema della gestione dei rifiuti a Nairobi. Anche questo processo è stato un po’ rallentato dalla violenza post-elettorale che ha colpito il Paese all’inizio dell’anno, ora lavoriamo per sviluppare un sistema integrato di gestione dei rifiuti solidi completamente nuovo». Il nuovo ministro dell’ambiente del Kenya, John Michuki, ha promesso di lavorare immediatamente per la nuova discarica e in molti gli credono perché si tratta di un amministratore rispettato che nel 2003 è riuscito a mettere un po’ d’ordine nel caotico trasporto pubblico di Nairobi. La nuova discarica dovrebbe sorgere a 30 chilometri dalla città e occupare circa 80 ettari, tutto sarebbe pronto, meno i 100 milioni di scellini kenyani che servono per avviare il progetto e il governo di Nairobi chiede un aiuto esterno per chiudere l’inferno di Dondora.

Ma il rischio è che si costruisca semplicemente un nuovo girone infernale della spazzatura da un’altra parte, trasferendo semplicemente i vecchi problemi in un nuovo sito. L’Unep vorrebbe invece riprendere ed attualizzare uno studio del 1998 dell’Agenzia di cooperazione internazionale del Giappone, che prevedeva un investimento di 45 milioni di dollari, per il riciclo e l’eliminazione sicura dei rifiuti di Nairobi, prevedendo un conferimento in discarica di solo il 20% dei rifiuti solidi urbani. Ma quel progetto va attualizzato (anche per i costi) perché intanto spazzatura e popolazione sono cresciuti vertiginosamente.

«Questo garantirebbe che la nuova discarica cresca molto meno lentamente che Dandora – spiega Henry Ndede, coordinatore dell’Unep per il Kenya – ricevendo solamente quello che non serve a nulla. Una volta che la gente sa che non c’è nulla di valore nella discarica, non frugherà come fa attualmente».
In cambio verranno creati posti di lavoro nei centri di selezione dei rifiuti e negli impianti per la realizzazione di compost e il riciclaggio di vetro e plastica.

E Ndede conferma dal suo osservatorio africano le parole dei camorristi napoletani: «la munnezza è oro». «La spazzatura di Dondora vale migliaia di milioni – dice l’esponente dell’Unep – Alcune persone sono diventate milionarie raccogliendo residui della discarica».

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