[16/05/2008] Trasporti

Aeroporti, parchi e qualità della vita: quali priorità per la piana fiorentina?

FIRENZE. Così come già era avvenuto per la tramvia, si ha l’impressione che il dibattito sugli sviluppi infrastrutturali nella piana fiorentina sia più legato al rush per le prossime comunali che al merito delle questioni. Appare infatti irreale che il numero dei passeggeri dell’aeroporto Vespucci, che è passato in 10 anni da 1.200.000 a 1.900.000 per anno (ma con lo stesso numero di aeromobili: circa 27.300, a testimoniare l’aumento del carico per singolo aereo), possa essere quadruplicato, come ha recentemente proposto il dinamico presidente della provincia Matteo Renzi, ormai quasi certamente candidato alle primarie per le comunali. O meglio, a volerlo lo si può anche fare: basta rinunciare al progetto di urbanizzazione a Castello ormai già esecutivo e peraltro in fase di cantierizzazione avanzata, cancellare il progetto per il bosco della Piana (sostenuto peraltro dalla Provincia stessa, e di notevole importanza per mitigare l’impatto del futuro termovalorizzatore di case Passerini), magari anche eliminare il Sic “stagni della Piana fiorentina” (sito IT5140011, la cui origine artificiale e la frammentazione territoriale non ne mitigano l’importanza essendo situato lungo una rilevante rotta migratoria). A questo punto si libererebbero migliaia di ettari, dove di nuove piste ne potremmo costruire anche quattro o cinque, in maniera da raggiungere gli obiettivi proposti.

Ma se abbandoniamo per un attimo le utopie sviluppiste, e andiamo a pensare alle persone che vivono sul territorio e non nelle realtà virtuali che si disegnano sulla carta, si capisce che non è questo che serve a Firenze. Il problema dell’inquinamento acustico causato dalle rotte di atterraggio nei quartieri di Brozzi e Quaracchi è ancora in attesa di soluzione, e di sicuro i residenti non possono aspettare la realizzazione della pista parallela all’autostrada, che peraltro sposterebbe in buona parte il problema sul quartiere di Novoli perchè non è immaginabile che gli atterraggi sulla nuova pista avvengano in modo unidirezionale. La mobilità terrestre è ancora fortemente penalizzata dall’assenza della tramvia, la cui prima linea non vedrà la luce ancora fino al 2009, e dal persistente basso grado di integrazione tra le varie forme di mobilità.

E poi ci sono le aree verdi: Firenze è tra le città italiane più verdi, se si va a considerarla nella sua globalità. Ma a livello di dettaglio si riscontra una netta disomogeneità per quanto riguarda la distribuzione dei vari parchi urbani, e in particolare delle varie funzioni del verde: alcuni quartieri (es. Castello, Rifredi) mancano quasi completamente di verde sportivo, altri difettano, pur avendo vaste aree a verde, della funzione ricreativa e di quella sociale, essendo situati in zone storiche dove l’unico verde disponibile è quello monumentale (si pensi alle zone centrali situate a nord dell’Arno). In altre zone si riscontra decisamente una carenza di verde a funzione ecologica. E in generale, come si può vedere nell’immagine (tratta dal sistema ambiente del Comune e dove abbiamo evidenziato la pista attuale in rosso e quella proposta in blu), si riscontra una netta diminuizione delle aree verdi urbane muovendosi dal centro verso la Piana, ad ovest. E non sarà certo il nuovo parco di s. Donato, attualmente in fase di realizzazione anche se già inaugurato ufficialmente, a dare sufficiente qualità urbana ai vicini quartieri di Novoli e Firenze Nova, che possono appoggiarsi nella propria necessità di verde “vivibile” sul solo parco delle Cascine.

Sì, manca verde vivibile, a ovest di Firenze. Verde utilizzabile, verde vissuto, verde partecipato. Manca un grande parco, un luogo che possa ridare valore ambientale alla Piana, ormai devastata dall’urban sprawl del Novecento. Il parco previsto all’interno del nuovo piano di Castello, pur avendo estensione notevole (80 ettari sui circa 168 totali), appare residuale nel suo essere situato accanto all’aeroporto, filiforme nella sua disposizione nord-sud tra la pista aeroportuale e la nuova edificazione di progetto. E abbiamo forti dubbi sulla possibilità da parte della cittadinanza di utilizzarlo, di viverlo, in assenza di iniziative che puntino alla sua valorizzazione. E si aggiunga, infine, che le connessioni ecologiche col sistema delle colline (il Sic di monte Morello, l’ Anpil del Terzolle) sono tutte ancora da considerare.

Possiamo porre il problema, possiamo immaginare che le ultime zone verdi rimaste tra Firenze, Sesto e Prato (pur nel loro attuale degrado ecologico) possano essere destinate al miglioramento della qualità di vita della cittadinanza, e all’intensificazione delle reti ecologiche? O dobbiamo rassegnarci e immaginare un futuro di grandi aeroporti, di palazzi multicolori e bellissimi, di infrastrutture efficienti, ma con tre metri quadrati di verde residuale, giusto per far passeggiare il cane?

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