[16/05/2008] Rifiuti

Perugia, Noe sequestrata discarica da 80mila tonnellate

LIVORNO. Un nuovo intervento dei carabinieri del Noe, oggi in Umbria, ha portato al sequestro di un’area di circa 40.000 metri quadri che era stata adibita a discarica abusiva di rifiuti misti in cui erano state smaltite circa 80.000 tonnellate di fanghi di lavaggio inerti, imballaggi misti, materiali ferrosi, pneumatici usati e macerie da demolizione e di due impianti di scarico di reflui industriali. Il legale rappresentante delle tre imprese sottoposte a sequestro e due amministratori risultano indagati per attività organizzata di traffico illecito di rifiuti, realizzazione di discarica abusiva di rifiuti speciali, illecito smaltimento mediante lo scarico di acque reflue industriali in assenza delle previste autorizzazioni e conseguente danneggiamento di corsi d’acqua, realizzazione di manufatti e fabbricati privi dei titoli autorizzativi e omesso controllo delle emissioni in atmosfera.

La storia si ripete, quindi, ormai uguale a se stessa, senza distinzioni per nessuna parte del paese.

Ovunque si consuma il fenomeno delle discariche illegali, dello smaltimento illecito, dell’aggiramento delle norme grazie al cosiddetto giro- bolla, che trasforma i rifiuti da una tipologia all’altra, con conseguenti danni all’ambiente e all’erario pubblico a fronte di ingenti profitti da parte di chi opera illegalmente.

Serve un inasprimento delle pene per questa tipologia di reati, si ripete da anni, senza che però nessun governo- né di destra né di sinistra- abbia mai portato a termine il relativo progetto di legge appoggiato in maniera bipartisan a parole e osteggiato nei fatti. Ma, a sua volta, l´inasprimento delle pene senza una normativa che non sia interpretabile in mille modi come quella attuale sarebbe solo l´ennesimo esempio di "virtuosismo virtuale" senza che a ciò possa seguire la certezza della sanzione.

Serve una cultura industriale della gestione dei rifiuti, che fatica però a trovare la strada maestra, perché la cultura industriale si ferma- spesso- alla definizione del prodotto e si dimentica ( tutti lo dimenticano) altrettanto spesso che per ogni prodotto vi sono degli scarti: quantificabili al pari del prodotto fatturato, ma che si perdono poi per strada.

Servono impianti ( di recupero e di smaltimento) perché siamo il paese, non solo sotto perenne procedura d’infrazione per questi temi, ma in cui la dotazione impiantistica è carente, sotto tutti i punti di vista.

E lo è a maggior ragione se si pensa di migliorare le performance e raggiungere traguardi di corretta gestione che stanno scritti nelle leggi nazionali e regionali di settore, nelle linee programmatiche locali e persino nelle leggi finanziarie, a partire da ambiziosi obiettivi di raccolte differenziate.

Serve una maggiore capacità decisionale da parte di chi amministra, che fatta salva la necessaria opera di informazione su cosa si è orientati a fare, poi lo faccia davvero.

Servirebbe insomma un approccio molto meno ideologico e molto più pragmatico per risolvere un problema quale quello dei rifiuti che ci accomuna nella loro produzione al resto – quantomeno- dei paesi europei e che ci fa invece rotolare agli ultimi posti quando si tratta della loro gestione ordinaria. Del resto la situazione campana ne è un esempio lampante e le operazioni del Noe un corollario inevitabile.

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