[13/05/2008] Consumo

FishInfo, una rete di successo per il pesce

ROMA. La Fao ha organizzato un network intergovernativo indipendente per aiutare i Paesi in via di sviluppo a migliorare la gestione del pescato, si tratta di FishInfo che opera da 25 anni su scala regionale nel mondo in via di sviluppo per promuovere il commercio dei prodotti alieutici, offrendo informazioni aggiornate sul mercato ed i pezzi, avvicinando acquirenti e venditori e fornendo una formazione per quanto riguarda le tecniche i trasformazione del pescato, la sicurezza alimentare ed i criteri di qualità richiesti sui principali mercati esteri.

Lahsen Ababouch, del dipartimento pesca ed agricoltura della Fao, spiega che L´idea era quella di realizzare una rete che potesse generare un effetto moltiplicatore ed aiutare la Fao ad affrontare sul territorio, nella maniera più completa, questi problemi.

Attualmente FishInfo comprende sette centri regionali indipendenti, coordinti attraverso Globefish, con sed presso la Fao a Roma: EuroFish (Europa centrale e orientale), InfoFish (Asia e Pacifico), InfoPêche (Africa), InfoPesca (América del Sud e centrale), Infosa (fille di Infopêche per l´Africa australe), Infosamak (paesi arabi) e InfoYu (Cina), in tutto partecipano 87 Paesi.

«Ogni centro dispensa la sua esperienza in materia di post-raccolta di pesca ed acquacolura – spiga Ababouch – compresi il commercio ed il marketing, mettendo in opera attività fondate sulla domanda e mirate sui bisogni specifici della regione dove è situato».

FishInfo è stato lanciato all´inizio come progetto Fao, con un sostegno finanziario dell´Onu e dei governi di Danimarca e Norvegia, poi i centri i sono convertiti in organizzazioni intergovernative indipendenti e il loro finanziamento proviene ormai dai Paesi membri, dalla vendita di pubblicazioni, dall´organizzazione di conferenze ed altri avvenimenti, da progetti di sviluppo finanziati dalle organizzazioni donatrici.

La Fao non interviene più nella gestione e nelle azioni quotidiane ed ogni centro regionale ha una propria organizzazione che rende conto al consiglio di amministrazione.
Ormai, in diverse regioni l´indipendenza dei centri ha fatto diminuire la partecipazione della Fao nel settore della diffusione delle notizie sulla commercializzazione del pesce e l´assistenza al settore per l´applicazione del marchio Haccp di sicurezza sanitaria degli alimenti, permettendo all´organizzazione dell´Onu di concentrare le proprie risorse in altri settori di crisi.
Un evidente successo del network, ma con differenze tra i veri centri regionali per quanto riguarda lo sviluppo di capacità gestionali e i meccanismi istituzionali.

«Alcuni più di altri hanno bisogno di un´assistenza tecnica per acquisire una vera credibilità verso le industrie - dice Ababouch – Nella loro ultima riunione (in Marocco ndr), i membri della rete hanno condiviso le informazioni sui loro successi, le loro debolezze e sulle sfide da affrontare, identificando delle sinergie e dei settori di ineresse comune e tracciando una road map per una migliore condivisione delle conoscenze e delle esperienze. Così, potranno rafforzare ogni centro regionale aiutando il network ad agire in maniera più coesa. I Paesi in via di sviluppo puntano generalmente ad esportare il loro pesce verso nazioni industrializzate del nord, ma altre regioni offrono ormai numerosi sbocchi commerciali. La rete è ben piazzata per aiutare a tirare queste nuove linee commerciali est-ovest e sud-sud».

La pesca e l´acquacoltura sono vitali per molti Paesi invia di sviluppo: secondo la Fao le entrate nette (esportazione meno importazione) provenienti dal pesce nei Paesi in via di sviluppo raggiunge più di 20 miliardi di dollari all´anno, dando lavoro e guadagni a milioni di persone e rappresentando una fonte di entrate per i governi che dovrebbero reinvestirle in servizi sociali, in sicurezza alimentare e nella nutrizione delle famiglie. Anche se questo spesso non succede e se il meccanismo virtuoso è messo a rischio dalla pesca pirata e dalla sovrapesca che eccede le quote autorizzate e sconfina in aree proibite.

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