[08/05/2008] Comunicati

In Italia si vive bene... nell´ignoranza

LIVORNO. L’analisi più approfondita del rapporto dell’Istat “100 statistiche per il paese”, al di là delle sintesi per i media e delle agenzie di stampa, mostra una situazione per alcuni aspetti attesa e che risponde a quella che potremo definire una percezione diffusa, per altri invece evidenzia degli aspetti non troppo scontati.
Per quanto riguarda il capitolo qualità della vita, ad esempio, si evidenzia non solo la longevità (già nota per essere al sesto posto nella classifica dell’Organizzazione mondiale della sanità) e la bassa mortalità infantile ( che si è ridotta del 50% negli ultimi anni), ma anche uno dei livelli più bassi a livello europeo di decessi per patologie cardiocircolatorie, che occupano comunque il primo posto. Segno che destinare alla spesa per la protezione sociale più del 26% del Pil (superiore alla media europea) come si legge nella relativa scheda, qualche risultato lo dà.

Siamo il paese dove il 45% della popolazione vive in zone ad alta urbanizzazione, e il 35% in zone a media urbanizzazione (fenomeno che risulta tipicamente italiano), ma dove comunque un terzo del territorio è forestato e circa due terzi ricade in aree protette.
Anche dal lato macroeconomico, il declino che è uno dei termini piuttosto inflazionato negli ultimi tempi, non corrisponde ai dati reali, che descrivono un paese con tassi di crescita più modesti di rispetto alla media europea, ma in cui ad esempio nel 2007 il Pil procapite è cresciuto dell’1,5% rispetto all’anno precedente. E sempre nel 2007, soprattutto grazie a un cospicuo aumento delle entrate, l’Italia si colloca al 4° posto tra i paesi europei per surplus primario e il rapporto debito/Pil ( che era tra i più elevati d’Europa nell’anno precedente) scende al 104%.

Note dolenti (e queste attese) riguardano il capitolo istruzione e quello ambientale. L’incidenza della spesa per l’istruzione sul Pil è pari al 4,4%, ampiamente al di sotto della media dell’Ue a 27 e dove (nel 2007) il 48,2% della popolazione in età compresa tra i 25 e i 64 anni ha conseguito, come titolo di studio più elevato, la licenza della scuola media inferiore. Poco più del 75% dei giovani italiani in età 20-24 anni ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore: valori che ci collocano nelle ultime posizioni europee.

Ancora basso (anche se in aumento) è anche il numero di laureati in discipline tecnico- scientifiche, che risponde bene al fatto che la spesa per ricerca e sviluppo incide solo per l’1,1% del Pil, valore, anche questo, che colloca l’Italia agli ultimi posti della graduatoria delle principali economie in Europa.

Riguardo all’ambiente, si calcola che la spesa media per i settori ambientali (dove sono inclusi, acqua, gestione dei rifiuti, smaltimento delle acque reflue) ammonta a 450 euro per abitante, con fortissime disparità regionali (si va da oltre 700 euro nelle province autonome di Bolzano e Trento ai 380 euro in media nel Mezzogiorno).

Sul fronte energetico l’Italia consuma meno della media europea, e l’incidenza della produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile sui consumi interni lordi non raggiunge il 15%, valore che però è sostanzialmente in linea con la media europea. Mentre per quanto riguarda le emissioni di Co2, è il trasporto stradale che ci pone rispetto agli altri paesi membri come uno dei massimi produttori. Sullo smaltimento dei rifiuti urbani, viene utilizzato l’indicatore della quantità in chilogrammi per abitante, avviata a recupero energetico, e tilizzando questo indicatore l’Italia, con 67Kg procapite all´anno, si colloca sensibilmente al di sotto delle media europea.

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