[07/05/2008] Comunicati

Myanmar: la dittatura contro il suo popolo piegato dal ciclone

LIVORNO. Si fanno sempre più precise e drammatiche le cifre dei danni del ciclone Nargis che ha colpito la Birmania: nell’area interessata vivevano almeno 24 milioni di persone, gran parte dei quali hanno bisogno di aiuti urgenti.

Secondo i ministri degli esteri, della protezione sociale dell’assistenza e dell’informazione del governo militare del Myamnmar «circa 10.000 persone potrebbero aver trovato la morte, e 3.000 sono dati per dispersi solamente nella regione di Ayeyarwady», quel che si percepisce nelle strade devastate della capitale economica Yangoon è che la tragedia umana potrebbe essere più grande dello tsunami che colpì l’Asia il 26 dicembre 2004: Il bilancio provvisorio supera ormai le 30 mila vittime e i dispersi non si contano, soprattutto in un Paese popolato da milioni di bambini, ma i morti potrebbero essere almeno 50 mila.

La speranza è che il Myanmar non venga presto nuovamente dimenticato dal mondo perché stavolta non sono stati coinvolti i turisti occidentali che all’epoca dello tsunami prendevano il sole sulle spiagge thailandesi o di Sry Lanka.

«Stimiamo che il numero di persone senza un tetto e bisognose di assistenza per sopravvivere va da un milione in su – dice il portavoce dell’ufficio degli affari umanitari dell’Onu (Ocha), Richard Horsey - Ci sono ampie zone del delta dell´Irrawaddy ancora completamente sommerse, parliamo di 5mila chilometri quadrati, è un´area vastissima».

La costa del Myanmar è percorsa da dolenti e stremate file di profughi che si dirigono dai villaggi sommersi dal fango verso le città, alla ricerca di un aiuto che i militari non sembrano in grado di portare, tragico segno del distacco tra la popolazione ed un regime buono solo a reprimere gli oppositori ed a creare una situazione orwelliana che ricorda quella del libro 1984. Un regime senza pietà e compassione per il suo stesso popolo.

Rashid Khalikov, il direttore dell’Ocha, ha confermato che il governo dittatoriale birmano ha accettato l’aiuto delle Nazioni Unite, ma tutto sembra ancora congelato da una burocrazia militare tento occhiuta quanto inefficiente.

Intanto, fino ad ora il generale in capo Than Shwe, che tiene in pugno il Myanmar per conto della cricca militare, non ha ancora dato il via libera al gruppo di esperti dell’Onu pronto a partire da Bangkok e le organizzazioni internazionali chiedono di alleggerire i tempi di concessione dei visti e i controlli doganali e di frontiera. Rashid Khalikov ha detto che 30 milioni di dollari potrebbero teoricamente essere inviati in Myanmar, una cifra mai raggiunta in passato per disastri naturali.

Nelle aree devastate da Nargis sono già presenti gli 81 esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità e 70 dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) che erano già in Myanmar.

«Quattro giorni per stabilire un piano d’urgenza dopo una catastrofe è un periodo lungo – ha detto ieri il direttore dell’Ocha, criticando implicitamente la dittatura birmana – Il governo del Myanmar non ha esperienza in materia. Speriamo in un piano entro venerdi».

Intanto il Programma alimentare mondiale (Pam) ha iniziato a distribuire cibo nei dintorni di Yangoon e moltiplica i suoi sforzi, ricercando anche la collaborazione con il regime militare.

Si tratta delle scorte di 800 tonnellate di generi alimentari che il Pam aveva già stoccato a Yangoon e che sono state avviate (o meglio si tenta di avviare) verso la regione di Ayeryarwaddy, dove la catastrofe umanitaria sembra essere stata più devastante, con interi villaggi cancellati dalla faccia della terra dal vento e dall’acqua.

«Per quanto ci è possibile, il Pam spedirà anche per via aerea stocks comprendenti biscotti ad alto valore energetico in Myanmar - spiega Chris Kaye, direttore dell’agenzia in Myanmar – Il governo ha per il momento collaborato in maniera utile. Per rispondere ai bisogni delle persone più colpite dalla catastrofe, occorre una cooperazione ben più stretta a breve periodo».

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