[07/05/2008] Energia

Eni, Oil e corretta informazione

ROMA. “Informare, dibattere, sensibilizzare: contribuire a creare una nuova cultura del petrolio, assente fino ad oggi in una società del benessere e del consumo senza limitazioni”. Ecco gli intenti della nuova rivista dell’Eni Oil (di cui dà notizia Italia Oggi). Per farla è stato chiamato il meglio: a dirigerla sarà Lucia Annunziata (Nella foto) e fra i membri del comitato di redazione vi saranno nomi illustri come Rampini, Pirani, Turani, Rossella. Naturalmente il meglio si paga, ma non pensavo tanto: per il solo direttore 140.000 euro.

La cifra che Scaroni e l’Eni pagano per lanciare la “nuova cultura del petrolio” (più probabilmente il potere che da esso si ricava) mi stimola due considerazioni: da un lato quanto sia grande la disparità di mezzi fra chi propone un nuovo modello energetico basato sul risparmio e le fonti rinnovabili e chi, al contrario, vuole andare avanti con quello vecchio, basato sulle fonti fossili, a cui magari aggiungere un po’ di carbone e nucleare e dall’altro quanto sia importante che la manifestazione di Milano, del prossimo 7 giugno, promossa da Legambiente e da numerose associazioni, registri una grande partecipazione di donne ed uomini e quindi impedisca che la cultura dell’oro nero si diffonda e faccia ulteriori guai ai nostri polmoni e alla biosfera. Davide contro Golia? Certo a leggere le cifre che vengono corrisposte si capisce perché tarda tanto, sebbene l’inquinamento dell’aria e il cambio di clima, ad imporsi un’alternativa energetica.

Certo sono tutti autorevoli personaggi, quasi tutti in prima fila nel denunciare i privilegi della “casta”, ma l’entità di quanto percepiscono, per fare Oil, induce a riflettere. Non per dare giudizi morali naturalmente, né tanto meno per cercare di capire il motivo che ha indotto questi personaggi ad accettare una missione così sgradevole e francamente quasi impossibile, ma più semplicemente per riflettere su quanto sia effettivamente libera l’informazione se questi sono gli stipendi che ai suoi personaggi più noti vengono elargiti per diffondere la nuova cultura del petrolio. Sto forse insinuando che con questi stipendi l’informazione non può essere obiettiva e libera? Lo faccio. Queste signore e signori scrivono sui più importanti quotidiani italiani, dirigono o partecipano a programmi televisivi e quindi mi viene spontaneo chiedere loro se ciò che sostengono ogni tre mesi su Oil, cioè la nuova cultura del petrolio, coerentemente lo ripeteranno nei loro articoli sulla Stampa, su Repubblica sul Corriere della sera, giornali su cui invece dopo ogni catastrofe spesso denunciano i ritardi nella lotta al cambiamento climatico che proprio quella cultura del petrolio che sono chiamati a diffondere provoca.

Mi chiedo ad esempio per rimanere a questi giorni come commenteranno l’ennesima tragedia che il cambio di clima ha provocato in Birmania? Chiederanno di prevenire i disastri riducendo la dipendenza dal petrolio di cui hanno appena finito di esaltarne i pregi su Oil? O forse verranno ingaggiati dall’Enel e dall’Edison per diffondere la cultura dell’atomo come unica alternativa al petrolio? L’unica cosa certa è che greenreport, per sostenere che un mondo solare è possibile, non può permettersi di ingaggiarli. Ce ne faremo una ragione continuando con le nostre sole forze a comunicare ogni giorno questa idea e dando una mano affinché tante donne ed uomini la gridino per le strade di Milano il 7 di giugno.


Torna all'archivio