[02/05/2008] Comunicati

Tecnologia e nazionalismo spingono la torcia olimpica in cima all’Everest

LIVORNO. La fiamma olimpica ha passato indenne il suo approdo ad Hong Kong, un territorio al quale la Cina concede ancora un minimo di democrazia e dissenso ferreamente controllato. Solo qualche tafferuglio e Mia Farrow che protestava contro la repressione in Tibet e l’appoggio cinese al regime del Sudan nella guerra civile del Darfur in cambio di 4 miliardi di dollari in petrolio all’anno.

Ora la fiaccola si inoltra solo in territorio amico, spinta, sostenuta e ravvivata sempre di più da un nazionalismo crescente verso la vetta del Qomolangma, come chiamano i cinesi Han l’Everest. E per portare il fuoco olimpico sulla vetta più alta del mondo il governo comunista di Pechino non bada a spese, ha già approntato un gigantesco campo base a 5.200 metri e si prepara a realizzarne uno avanzato a 6.500 per far risalire la torcia sulla via tradizionale,quella sul fianco nord del gigante hymalaino, scelta tra le 20 aperte fino ad ora dagli alpinisti.

Le tappe previste sono a quota 7.028, 7.790 e 8.300 e poi la fiamma farà risplendere l’orgoglio della Cina comunista su tetto del mondo, proprio nel punto più alto di quel Tibet tanto turbolento da averla costretta ad aprire colloqui con rappresentanti del Dalai Lama.

«Se tutto va bene – dicono i responsabili della spedizione – gli alpinisti potrebbero raggiungere la vetta in quattro giorni. L´équipe di alpinisti includerà han e tibetani. Abbiamo anche diverse alpiniste femmine». La torcia olimpica che salirà sul Qomolangma è stata progettata e realizzata dalla China Aerospace Science and Industry per risalire l’Everest senza spegnersi. L’ascensione dell’Everest è attesa in Cina come un grande evento e Gao Bingxin, direttore aggiunto del laboratorio che l’ha realizzata, sottolinea che «la torcia e la lanterna utilizzate per la spedizione sul monte Everest sono equipaggiate con alte tecnologie che permetteranno loro di resistere ai grandi venti, alle basse temperature ed anche all’aria rarefatta di ossigeno sul monte Everest».

Dopo il travagliato viaggio in 19 Paesi quel che sembra più preoccupare i cinesi è la tappa nella capitale del Tibet Lhasa a giugno, ma prima c’è da pensare alle temperature che discendono fino a meno 30 gradi sull’Everest ma Gao Bingxin si fa interprete dell’orgoglio nazionale e dice all’agenzia ufficiale Xinhua: «Posso assicurarvi che anche se l’altezza dell’Everest aumentasse di 200 metri domani, la nostra torcia potrà essere sempre accesa sulla vetta». Gli alpinisti-tedofori dovrebbero raggiungere il tetto del mondo in un giorno del mese di maggio, sfruttando il momento climatico più favorevole per l’ascensione.

Torna all'archivio