[29/04/2008] Urbanistica

Edilizia sostenibile, l´esempio danese di Bryghusgrunden

LIVORNO. A Copenhagen tra il centro storico e il waterfront presto inizieranno i lavori per la realizzazione del progetto Bryghusgrunden: nei giorni scorsi l’Office for metropolitan architecture (oma) ha svelato il progetto dell’edificio di 27 mila metri quadri a destinazione d’uso mista conforme ai più alti standard fissati dalla nuova certificazione energetica danese. Un sistema misto di ventilazione meccanica e naturale, vetro ad alta prestazione per il rivestimento della facciata, l’utilizzo di acqua di mare come fluido di raffreddamento, sono la testimonianza di una attenzione particolare al tema della sostenibilità.

L’edificio porterà il nome di una vecchia fabbrica di birra (Bryghusgrunden) che dal 1767 al 1960 si trovava proprio dove la nuova struttura accoglierà il Danish Architecture Center (Dac), le aree espositive, il laboratori di ricerca, un auditorium, le sale conferenza, una libreria, un ristorante, una caffetteria, nonché la nuova sede della Realdania Foundation, l’unità residenziali e le diverse strutture pubbliche.

La struttura è costituita da sezioni impilate che apparentemente sembrano scollegate fra loro, ma che in realtà non lo sono: «gli spazi pubblici, i percorsi urbani e il Dac convergono nel cuore dell’edificio creando molteplici interazioni tra le diverse aree» ha spiegato Ellen van Loon dello studio Oma.

L’area adiacente pensata come un estensione del traffico urbano è progettata proprio nell’intento di creare nuovi collegamenti urbani per pedoni e ciclisti: vi saranno una serie di spazi pubblici, una piccola piazza e spazi adibiti a funzioni urbane. E il tutto sarà costruito sulla base dei parametri dell’eco-efficenza nel tentativo di limitare il consumo energetico e lo sfruttamento delle risorse attraverso i sistemi di valutazione per la certificazione energetica.

Tali sistemi in generale si dividono in quelli di prima generazione (come lo è ad esempio l’Energy Rating danese) tutti accomunati dal fatto di avere un limite intrinseco e strutturale, cioè quello di essere applicabili esclusivamente nella regione geografica in cui sono stati ideati. I sistemi di seconda generazione, invece, mostrano una maggiore flessibilità nell’adattarsi alle condizioni locali (climatiche, economiche, culturali, ecc.) di realtà diverse da quelle di origine, mantenendo la stessa terminologia e struttura di base.

Oltre a quelli regionali il metodo internazionale di riferimento è il Gbc (Green building challenge), nato dagli studi di un network mondiale di istituti ed enti di ricerca provenienti da 24 nazioni diverse e avviato nel 1996. Tale protocollo intende proporre un modello destinato a diventare lo standard internazionale più autorevole per la certificazione energetica degli edifici.

Infatti adotta quattro indicatori di sostenibilità ambientale in relazione all’edificio ossia quello relativo al consumo annuale di energia primaria per il funzionamento; quello del consumo di territorio per la costruzione; quello del consumo annuale di acqua per il funzionamento e quello delle emissioni annuali in atmosfera.

Inoltre, il Gbc utilizza una scala di valutazione con un range compreso tra 2 (prestazione decisamente fuori standard) e 5 (massimo grado di miglioramento della prestazione rispetto allo stato attuale). In Italia, la diffusione di queste tematiche invece avviene soprattutto attraverso l’attività e la ricerca di liberi professionisti organizzati a livello nazionale in associazioni, come ad esempio Itaca e l’Anab. Il problema è che in Italia la diffusione della sensibilità verso la sostenibilità degli edifici fa fatica ad affermarsi così come l’applicazione dei sistemi di valutazione per l’eco–efficienza dal 2002 previsti dalla normativa comunitaria, ma già indicati dal legislatore italiano con la legge 10/1991.

In realtà però, la legge non è mai stata applicata per la mancata emanazione delle regole tecniche di attuazione che, inizialmente, spettavano ai Ministeri di competenza e che, in un secondo momento, furono demandate alle Regioni. Adesso esiste la certificazione energetica degli edifici che ne attesta la loro efficienza grazie al Dlgs 311/2006.

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