[22/04/2008] Consumo

Animali gadget: gli inglesi vanno pazzi per i ricci pigmei africani

LIVORNO. L’Agence de presse africaine (Apa) dà la notizia tra il preoccupato e il compiaciuto: «I ricci nani africani sono sempre più richiesti in Gran Bretagna come animali da compagnia». I ricci pigmei africani sono diventati una vera e propria mania in Inghilterra, piccoli e più docili degli indipendenti e un po’ pazzi ricci europei, sono diventati l’immancabile gadget vivente per essere alla moda.

Il riccio pigmeo africano è un piccolo mammifero insettivoro, notturno e solitario, che in Africa si difende con le sue 5.000 spine dal gufo latte, dal tasso, dallo sciacallo e dai cani selvatici. Si ciba di insetti, lumache, crostacei, piccolo sauri e serpentelli, uova, micromammiferi, ma non disdegna funghi e semi. Misura tra i 15 e i 20 centimetri e pesa tra i 500 e i 700 grammi e in natura può vivere dai 5 ai 6 anni. E’ un animaletto molto adattabile che vive in ambienti molto diversi dell’Africa occidentale, del sud e in Tanzania e Somalia.

In Gran Bretagna sono già stati censiti tremila ricci pigmei con regolare certificato di acquisto, ma la moda è scoppiata e la domanda è nettamente superiore all’offerta, con una lista di attesa nei negozi specializzati tra i 6 mesi e l’anno, troppo tempo per soddisfare la voglia di avere un riccetto per casa, quindi è in aumento il traffico clandestino di questi piccoli mammiferi e in molti vanno direttamente in Africa per portarsi a casa come souvenir l’insettivoro spinoso.

I ricci mignon, che raggiungono un quarto della taglia di un normale riccio e stanno comodamente nel palmo di una mano, sono docilissimi, ben addomesticabili e non sembrano essere portatori di malattie o parassititi, inoltre non si chiudono così spesso a palla come i loro scontrosi parenti europei. Animali che hanno bisogno di poco cibo e cure, rari ed atipici, e che vengono venduti ormai a 190 sterline l’uno. I riccetti africani sono allevati anche in 8 “fattorie” inglesi e i rivenditori ne magnificano le qualità: «sono piccoli come un criceto o un porcellino d’india, ma offrono una sensazione supplementare ed un fattore innovativo. Sono molto facili da accudire e meno cari da mantenere di un gatto. Sono animali molto convenienti perché dormono il giorno mentre siete al lavoro e si risvegliano quando cala la sera».

Che si sveglino in un ambiente artificiale diverso e lontanissimo dal loro habitat non sembra nemmeno sfiorare la mente di compratori e venditori. Il piccolo riccio non è fortunatamente (per ora) in via di estinzione, ma la moda dell’animaletto spinoso che si è scatenata in Gran Bretagna è il segnale ulteriore di un consumismo “animalista” che travalica il collezionismo di nicchia e diventa esotismo di massa che riempie voliere, acquari, terrari e gabbiette.

Il riccio pigmeo non è più così un animale ma un docile gadget per stupire gli amici, è il futuristico pappagallo sulla spalla del pirata, la scimmia al guinzaglio del XXI secolo, senza però dare gli stessi problemi, qualcosa di discreto e pulito da tirar fuori al momento opportuno per far vedere quanto amiamo gli animali selvatici. Al riccetto probabilmente non gliene frega nulla, trova la pappa scodellata e vive al caldo, non gli viene chiesto nulla se non di chiudersi a palla ogni tanto per far sorridere la bella di turno o trastullare il bimbo irrequieto, dovrebbe invece importare e molto agli uomini che riducono ormai anche il vivente non commerciale (nel senso che non si mangia e non si utilizza per lavoro, almeno da noi) in merce, in giocattolo, in automa, da scaricare in un bosco, come sta già succedendo con i rettili, quando la moda sarà passata. Magari sentendosi anche liberatori, peccato che la fine della moda significherà probabilmente morte certa dei liberati o una futura invasione di specie aliene della quale ci domanderemo stupiti il perché.

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