[21/04/2008] Energia

Eolico, Aper: In Toscana installazione limitata a un decimo del potenziale

LIVORNO. «In Toscana la debole volontà politica, nonostante l’esistenza di un discreto impianto normativo, limita nei fatti le installazioni a un decimo del potenziale regionale». A sostenerlo è l’Aper - Associazione Produttori Energia da Fonti Rinnovabili – nel nuovo report sull’eolico appena pubblicato on line. Gli altri sono relativi all’idroelettrico, alle bioenergie, al fotovoltaico e alle attività dell´associazione e ce ne occuperemo nei prossimi giorni.

Si tratta di cinque sintetiche schede che fotografano lo stato di salute del settore rinnovabili in Italia, che forniscono numeri, dati aggiornati, stime di crescita e spunti di riflessione. L’Aper, va detto, ha oltre 300 associati, 400 impianti, oltre 2.000 MW di potenza elettrica installata che utilizzano il soffio del vento, la forza dell´acqua, la vitalità della natura e i raggi del sole per produrre 6 miliardi di kWh ogni anno.

Ma come va dunque l’eolico? Nel corso del 2007 – si legge nel report - sono stati installati, in tutto il mondo, 19.696 MW eolici per un totale di 93.849 MW, corrispondenti alla produzione di circa 200 TWh/anno e all’impiego di 350.000 unità. L’Europa continua a mantiene il suo ruolo di leadership con 56.535 MW installati, anche se la concorrenza americana ed asiatica si fanno sentire. L’Italia tocca quota 2.726 MW al 31.12.2007, una posizione di rispetto, seppur a distanza da Paesi come Germania, Spagna e Danimarca e con tassi di crescita inferiori a quelli francesi ed inglesi. A partire dall’installazione della prima centrale nella metà degli anni novanta, l’eolico nella penisola ha subito nel tempo una crescita alterna per ragioni legate prevalentemente alle procedure autorizzative, alle modalità di connessione alla rete elettrica ed alle modifiche del sistema di incentivazione. A consuntivo, la crescita delle installazioni eoliche sul territorio nazionale nel corso del 2007 (603 MW) può essere definita buona, anche se tale risultato è legato ad attività intraprese diversi anni addietro, a testimonianza delle difficoltà che gli operatori incontrano quotidianamente sul campo. Al termine del 2007 sono 2.943 gli aerogeneratori installati in Italia, con una capacità media pari 926 kW con le più recenti installazioni che vedono il ricorso a aerogeneratori da 3 MW.

Nel mercato dei produttori di energia elettrica da fonte eolica, oltre ai tre i principali operatori storici (IVPC, ENEL ed Edison Energie Speciali) che controllano circa il 50% del mercato, si annoverano una pluralità di soggetti dinamici. Gli aerogeneratori sono principalmente di provenienza Vestas, seguita da Gamesa, Enercon, GE Wind e Repower e recentemente anche l’indiana Suzlon ha fatto la propria comparsa sul mercato nazionale.

E in Italia come sta funzionando? Il Position Paper del Governo italiano – spiega il report - approvato a palazzo Chigi a settembre 2007, definisce il potenziale tecnico teorico di sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili da qui al 2020. Per l’eolico si identifica un potenziale totale di 12.000 MW, 10.000 MW sulla terra ferma e 2.000 sul mare, contro 2.700 MW complessivamente installati al termine dello scorso anno. Volendo distribuire i 10.000 MW eolici on-shore della proposta governativa tra le regioni, si potrebbero individuare, per esempio, i seguenti obiettivi minimi: 1.300 MW in Sardegna e altrettanti in Sicilia, 2.200 MW in Puglia, 900 in Calabria, 2.400 tra Campania, Basilicata e Molise, 300 in Toscana, 500 tra Marche e Abruzzo, 300 in Umbria, 350 nel Lazio, 100 in Liguria e altrettanti in Emilia Romagna e, infine, 150 MW nelle restanti regioni del nord.

Tra i principali problemi per il definitivo decollo di questa fonte, l’associazione mette sul piatto della bilancia gli iter autorizzativi che “rappresentano la principale barriera” allo sviluppo dell’eolico e “la mancanza di un riferimento nazionale” che ha portato ogni regioni ad emanare delle proprie linee guida o strumenti di indirizzo temporanei per regolamentare le modalità di progettazione e autorizzazione di impianti eolici.

Per la Toscana, dunque, da qui al 2020 l’Aper stima in 300 megawatt l’obiettivo da raggiungere che è esattamente quello stabilito nella bozza del Pier che deve ancora avere il via libera dal consiglio regionale. Ma come detto per l’Aper «in Toscana la debole volontà politica, nonostante l’esistenza di un discreto impianto normativo, limita nei fatti le installazioni a un decimo del potenziale regionale». Dunque bisognerà vedere quanto queste criticità incideranno sul raggiungimento dell’obiettivo. Per l’associazione inoltre è la Sardegna sfrutta solo parzialmente il proprio potenziale e vive da oltre tre anni in uno stato di blocco quasi totale dell’eolico, tanto da aver spinto gli operatori a investire altrove. «In attesa di eventuali cambi di rotta – prosegue l’Aper - gli operatori si sono perciò concentrati nella ventosa Sicilia dove è in corso un braccio di ferro con la Regione che, a partire dal 2006, ha introdotto irragionevoli prescrizioni tecniche di chiara ispirazione politica, di fatto bloccando tutte le iniziative in sviluppo. Ovviamente in questo contesto gli avvocati hanno un gran da fare. Non resta che rimboccarsi le maniche e dirigersi in Puglia, regione che si è recentemente aperta all’eolico dopo l’uscita di scena della moratoria, peraltro giudicata illegittima dalla Corte Costituzionale».

E il resto d’Italia? «Se da un lato la Campania, culla dell’eolico italiano, ha già dato molto, dall’altro la Basilicata, con una certa dose di astuzia, ha bloccato il rilascio di tutte le autorizzazioni fino a data da destinarsi. Il Molise, dal canto suo, ha candidamente bocciato il progetto di un parco off-shore mostrando peraltro palesi segni di chiusura anche sulla terraferma. Quindi si procede, ormai stravolti e delusi, verso l’Abruzzo – mantenendosi a distanza di sicurezza dall’orso marsicano – o verso le Marche – che ancora non vedono una pala autorizzata – o ancora verso l’Umbria con una strada tutta in salita, metaforicamente parlando.Nel Lazio manca addirittura una normativa. E così ci si trascina in Emilia Romagna o in Liguria, ma forse chi davvero l’eolico lo vuol fare è tentato di prendere l’aereo e andare a investire all’estero».

Torna all'archivio