[18/04/2008] Aria

Tagikistan, dove il global warming fa il suo sporco lavoro

LIVORNO. Il Tagikistan, uno degli Stati indipendenti nati dallo spappolamento dell’Asia centrale ex sovietica, sembra essere una specie di dimenticata e lontana calamita degli effetti del cambiamento climatico mondiale. L’ufficio per gli affari umanitari dell’Onu (Ocha) ha rilanciato l’allarme per l’elevato rischio di inondazioni e frane e chiede con urgenza almeno 1,4 milioni di dollari per acquistare e distribuire riserve d’acqua ad almeno 1.500 abitazioni.

Intanto «le zone infestate dalle cavallette dovrebbero aver raggiunto i 150mila ettari, un aumento di circa il 30% in rapporto al 2007».

Le condizioni climatiche e la cattiva gestione dello spargimento degli insetticidi dell’anno scorso, hanno provocato un aumento di deposizione di uova di cavallette ed un loro rapidissimo sviluppo.

La Fao ha lanciato un appello per ottenere 500 mila dollari per poter acquistare i pesticidi e le attrezzature necessarie per far fronte ad un’invasione ormai divenuta abituale. Occorrono immediatamente aiuti alimentari per 150 mila famiglie, per un totale di 1,4 milioni di dollari, e il governo di Dushambé sembra impotente di fronte ai disastri ambientali che devastano il Paese e che renderebbero necessarie non misure di emergenza ma preventive, con l’acquisto di generi alimentari, attrezzature e pesticidi da immagazzinare nelle zone più vulnerabili del Tagikistan per una rapida reazione in caso di più che probabile catastrofe.

Quella che è la naturale retrovia della guerra afghana si è dimostrato un Paese impotente di fronte alle piogge torrenziali ed alle siccità che innescano invasioni bibliche di cavallette, scosso anche dal fondamentalismo islamico, ma al quale sono finora giunti più o meno 12,4 milioni di dollari, solo il 49% di quanto ci sarebbe bisogno secondo l’Ocha per affrontare davvero la situazione.

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