[15/04/2008] Energia

Nucleare iraniano: il bastone e la carota

LIVORNO. Gli esperti della International Conference on Preventing Nuclear Catastrophe (Icpnc), che ha sede in Lussemburgo, sono in Russia, il Paese che è considerato più vicino ed amico dell’Iran e che fornisce a Teheran il combustibile nucleare che gli serve per avviare la sua nuova centrale nucleare. L’Icpnc ha convocato a Mosca una riunione del suo consiglio consultivo per la prevenzione della guerra nucleare ed ha indetto una conferenza stampa nella quale il suo presidente, Viatcheslav Kantor, ha affermato che «Se le sanzioni economiche non si dimostreranno efficaci, verranno inflitte delle sanzioni militari – ha detto riferendosi al recalcitrante Iran – Queste misure muscolari saranno perfettamente legali, esse sono applicate contro tutti coloro che minacciano la sicurezza».

Una decisione che comunque non può essere presa che con l’approvazione unanime di tutti i membri della Conference on Preventing Nuclear Catastrophe che si occupa della non-proliferazione delle armi nucleari nel pianeta. Meno drastico ma ugualmente preoccupato Alexandre Kaliadine, ricercatore capo dell´Istituto dell’economia mondiale e delle relazioni internazionali dell’Accademia delle scienze russa, che ha detto davanti al forum consultivo dell’Icpnc che «La comunità internazionale deve prendere misure preventive per impedire all’Iran di ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). I dirigenti iraniani negano di aver l’intenzione di creare l’arma atomica. Pertanto, noi rivolgiamo periodicamente a Teheran a non cessare la cooperazione con l’Iaea ed a non ritirarsi da Tnp». Per rendere questo passo poco attraente e troppo oneroso per l´Iran, il Consiglio di sicurezza dell’Onu potrebbe adottare una risoluzione che impegni la comunità internazionale a reagire in caso di abbandono del Trattato da parte delle autorità iraniane. Queste misure costituirebbero un modo supplementare per dissuadere gli iraniani a ritirarsi dal Trattato di non proliferazione nucleare.

Ma secondo Radjab Safarov, segretario generale del Centro di studi dell´Iran contemporaneo, questi timori non hanno fondamento: «I dirigenti iraniani non prenderanno mai la decisione di ritirarsi dal Tnp. Se Teheran annuncia la sua intenzione di beffare il Trattato di non proliferazione, la comunità internazionale avrà allora il diritto di voler creare l’arma atomica». L’Iran d’altronde non guarda con molta simpatia all’Icpnc, visto che il suo primo convegno del 2007 è stato organizzato dall’European Jewish Fund in Lussemburgo (e come tutti sanno l’ostilità antiebraica del governo iraniano), riunendo oltre 50 esperti, tra i quali anche il direttore generale dell’Iaea Mohamed ElBaradei.

Eppure lo stesso Kantor pensa che una delle maniere per risolvere l’eterna crisi iraniana sarebbe quella di concedere agli iraniani la possibilità di sviluppare il nucleare civile: «Può darsi che sia venuto il tempo di riconoscere l’Iran come potenza nucleare assumendo gli impegni discendenti dalla sua adesione alle istituzioni internazionali». Il bastone e la carota, quindi, ma anche un’apertura rispetto alla posizione Usa, britannica e francese che accusa l’Iran di sviluppare segretamente un programma militare atomico, mentre il governo islamico di Teheran, esportatore di petrolio, dice che il nucleare serve a soddisfare il suo bisogno di energia elettrica.

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