[15/04/2008] Comunicati

Il programma del Pdl: l´ambiente come infrastruttura

LIVORNO. Berlusconi tornerà a governare il paese per la terza volta in quindici anni ed è probabile che al ministero dell’ambiente torni (anche lui per la terza volta) Altero Matteoli, dato che il premier non sembra intenzionato ad affidarsi a volti nuovi. La novità potrebbe essere nel nome da dare al ministero: non più dell’ambiente, bensì ministero delle infrastrutture, ipotesi già annunciata dallo stesso Matteoli e che riflette in maniera più coerente anche quanto scritto nel programma con cui la coalizione del Pdl ha vinto le elezioni.

Nei 7 punti in cui si articola il progetto di governo, i principali interventi che riguardano il settore ambientale sono infatti inseriti nel paragrafo: infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni, che a sua volta fa parte del primo capitolo titolato “rilanciare lo sviluppo” (che, da come risulta poi evidente, non è certo sostenibile).

Le linee essenziali riguardano il rilancio e il rifinanziamento della legge obiettivo (che non è mai stata, nei fatti, accantonata nel governo Prodi) e più in generale delle grandi opere, a partire dal ponte sullo stretto di Messina, l’alta velocità e le pedemontane lombarda e veneta, con il coinvolgimento delle piccole e medie imprese nella costruzione.

Ricomincerà quindi l’annoso dibattito del «perché unire ciò che la natura ha diviso» per quanto riguarda il collegamento tra il continente e la Sicilia, ma soprattutto rimarrà il grande tema delle infrastrutture ferroviarie e stradali di cui l’isola è carente e che non fanno parte del programma (e nemmeno degli annunci), e dove trovare i finanziamenti.

Le stime che ha fatto Berlusconi per dare piena attuazione alla legge obiettivo si aggirano attorno ai 26 miliardi di euro, una media di circa 5 miliardi per ogni anno di legislatura. Risorse non facili da trovare data anche l’attuale congiuntura economica. Ma è sicuro che il ponte sullo stretto sarà immediatamente al centro del dibattito.

Altra questione, che aveva creato non pochi problemi anche alla coalizione di governo uscente, è la questione dell’alta velocità, in particolare il collegamento tra Torino e Lione, perciò non si capisce se l’intenzione è quella di tornare ad inserire l’opera nella legge obiettivo (da cui era stata stralciata dal governo Prodi), saltando a piè pari lo sforzo condotto dall’Osservatorio di Virano, o se invece si pensa di ripartire da lì.

Riguardo al capitolo energia, il programma mette dentro un mix in cui hanno diritto di cittadinanza le energie rinnovabili (che contemplano anche l’uso dei rifiuti urbani) e l’efficienza energetica, al pari della riconversione delle centrali attualmente ad olio combustibile con il carbone pulito.

Si prevede anche la realizzazione dei rigassificatori già autorizzati (senza specificare però un numero considerato strategico) e la partecipazione ai progetti di energia nucleare di ultima generazione.

Su questo tema l’accento in campagna elettorale è stato ben più esplicito e il ritorno all’energia atomica espresso come una priorità (a scapito dell’eolico): le ipotesi in campo potrebbero essere quella di costruire centrali a nostro uso e consumo al di fuori dei confini nazionali (come i paesi della fascia adriatica proposti da Tremonti) in attesa di trovare eventuali siti disponibili in Italia, dopo aver trovato quelli idonei allo smaltimento in sicurezza delle scorie.

Sempre nello stesso capitolo (infrastrutture, nuove fonti di energia e telecomunicazioni) si parla anche di incentivare la raccolta differenziata e di “realizzare termovalorizzatori per lo smaltimento dei rifiuti urbani nelle regioni deficitarie”, che è forse meno ambizioso (e più realistico) dell’intenzione che aveva Matteoli nella scorsa legislatura di costruire un inceneritore per ogni provincia.

Nel quarto dei 7 punti del programma c’è comunque un capitolo titolato “ambiente” che, per come è declinato, potrebbe essere inserito (almeno in parte) nel ministero dei beni culturali (quindi forse alla Mara Carfagna?). Tranne infatti il tema che riguarda tutela del suolo e delle acque per la razionalizzazione della gestione delle risorse idriche e la prevenzione dei disastri idrogeologici e la revisione della legge sull’attività venatoria, l’intero capitolo riguarda la difesa del paesaggio, la difesa e la valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio e il recupero dei centri storici.

Per realizzarla e per demolire gli ecomostri (che nella precedente legislatura avevano però beneficiato della possibilità del condono) si prevede di varare una legge obiettivo (nel rispetto naturalmente delle autonomie locali).

Sarà interessante allora vedere come si riuscirà a tenere insieme questa così alta intenzione di difesa del territorio e del paesaggio con i progetti che prevedono grande spazio al cemento: oltre alle infrastrutture previste nella legge obiettivo, nel programma si dice, infatti, di voler realizzare un piano casa per garantire un’abitazione di proprietà per tutti, attraverso lo scambio tra proprietà di terreni con concessioni di edificabilità. Forse è per questo che il primo segnale arrivato dai mercati sull’esito del voto è stato il rialzo dei titoli del cemento.

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