[14/04/2008] Acqua

Per scongiurare “guerre” locali per l’acqua

FIRENZE. Le piogge dell’ultimo periodo che sono cadute nella nostra Regione, ancorché meno efficaci per l’immagazzinamento in falda rispetto a quelle dell’autunno-inverno, hanno comunque apportato un qualche effetto benefico in vista della stagione estiva. Ricordiamo che a gennaio le previsioni parlavano di un’estate fatta di emergenze e razionamenti e purtroppo il pericolo non è scongiurato almeno per molte zone: è quindi doveroso da parte dell’intera collettività non sprecare nemmeno una goccia d’acqua e possibilmente diminuire i consumi. Ovviamente certe situazioni critiche, vedi ad esempio Amiata (a proposito siamo ansiosi di conoscere gli esiti dello studio dell’Università di Siena in merito a quell’acquifero), non sono solo dovute ai cambiamenti climatici, ma sono state rese più evidenti dagli effetti dei cambiamenti climatici che hanno acutizzato il problema. Quindi, o per un verso (attraverso modelli complessivi di sviluppo causa dei cambiamenti globali del clima) o per l’altro (attraverso una gestione non corretta della risorsa idrica a livello di bacino) o per entrambi, è comunque il fattore antropico che sta determinando la situazione attuale.

Questo ragionamento è applicabile anche per la Spagna dove come è noto si sta vivendo una stagione difficile (semestre più arido degli ultimi 60 anni, dimezzamento delle riserve idriche, invasi vuoti, grandi città come Barcellona che sono in ginocchio). La situazione con l’avvicinamento della stagione estiva, quella turistica per eccellenza per le nazioni che si affacciano sul Mediterraneo e irrigua a pieno campo per molte colture, rischia di precipitare e di mettere in vera crisi due settori trainanti per il Paese. Le soluzioni non sono semplici. La pianificazione (vedi Piano Agua) nonostante l’impiego cospicuo di risorse non ha dato i risultati attesi. Ora si parla per il medio periodo di nuove canalizzazioni (addirittura con prelievi dai fiumi francesi), di deviazioni di corsi d’acqua, di altri invasi, di nuovi impianti di desalinizzazione (ma l’acqua dolce prodotta in questo modo è troppo cara per determinati usi, ad esempio per l’agricoltura). Per il breve periodo invece la soluzione prospettata è quella di far arrivare l’acqua attraverso navi cisterna.

La deviazioni di fiumi (che pare l’ultima moda visto anche quello che sta succedendo in Cina per “l’approvvigionamento idrico delle Olimpiadi” di Pechino), sono ambientalmente poco sostenibili oltreché costose economicamente. L’utilizzo di sistemi di emergenza come le navi cisterna sono anch’esse costose come del resto le megacanalizzazioni. In ogni modo tutti questi interventi contribuirebbero ad innalzare il Pil. Per migliorare invece la qualità della vita dei cittadini, sarebbe necessario (anche in quel Paese), rivedere almeno parte del modello di sviluppo (basta guardare come è cresciuta la cementificazione della costa in nome di un turismo energivoro ed idroesigente), accompagnato da una pianificazione per la risorsa idrica, in cui ogni settore di utilizzo venga responsabilizzato e si assuma una percentuale di riduzione dei consumi, in un contesto di solidarietà tra territori in base alle singole disponibilità. Nessuno ha la bacchetta magica ma potrebbe essere l’inizio di un percorso per scongiurare “guerre” locali per l’acqua.

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