[11/04/2008] Energia

Energia: la Russia rispetterà i contratti con gli occidentali, ma intanto guarda a oriente

LIVORNO. Oggi il presidente del comitato per gli affari internazionali della Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) Konstantin Kossatchev, ha assicurato che la Russia «E’ legata al rispetto dei trattati firmati nel passato con i sui partners occidentali, anche se le condizioni imposte non rispondono ai suoi attuali interessi. Per quel che riguarda l’attività delle compagnie occidentali sul territorio russo, in particolare Shell e BP, mi piace ricordare che i contratti che ci hanno affibbiato all’inizio degli anni 90 erano assolutamente contrari agli interessi russi».

Kossatchev ha rinfacciato alle imprese petrolifere straniere di aver ottenuto, sfruttando la debolezza politica e il disastro economico dell’epoca, contratti di estrazione e di esportazione di petrolio e gas «senza che la Russia percepisca le entrate alle quakli avrebbe diritto. Ma mi sono opposto a tutti I tentative che mirano ad uscire da questa situazione aggirando la legge. Dobbiamo rispettare il nostro ruolo di partner assolutamente affidabile, anche nel caso in cui un contratto cesserà di rispondere ai nostri interessi. Gli accordi intervenuti in questi ultimi anni con BP e Shell e numerosi altri partners rivestono carattere legale e concertato, e sono stati adottati senza che sia stata forzata la mano ai partecipanti. E’ una differenza fondamentale tra la Russia attuale e quella degli anni 90, senza parlare dell’Unione Sovietica».

Se Putin ha deciso di far rilanciare dalle agenzie russe una dichiarazione di questo tipo è perché vuole dare, mentre il caso dell’allargamento della Nato fa soffiare una nuova guerra fredda alle frontiere, un avvertimento ben preciso agli occidentali: attenzione siamo affidabili ma non siamo più disposti a svendere gas e petrolio in cambio di specchietti e perline, l’era post-comunista incarnata dal traballante e folcloristico Eltsin è finita, siamo altra cosa rispetto all’occidente e siamo nuovamente potenti.

Inoltre, proprio nello stesso giorno, viene annunciato un forum dedicato alla cooperazione in materia di risorse energetiche tra la Russia e la regione Asia-Pacifico che sembra diventare sempre di più il baricentro di un Paese sempre meno attratto dalle sirene occidentali.

Il summit si terrà a Pechino nel 2009 e ad annunciarlo è stato il vice-presidente della Duma Valeri Iazev, che per una coincidenza è anche presidente di Gazprom, la Società russa del Gas (statale

Durante una conferenza stampa, Iazev ha sottolineato che «Un’intesa appropriata è intervenuta durante l’incontro con il consigliere economico dell’ambasciata di Cina a Mosca, Pei Jiangsheng, e il presidente del Consorzio petro-gasiero nazionale cinese Jiang Chi. I Paesi che fanno parte della regione Asia-Pacifico saranno invitati al forum. Speriamo che costituirà una tribuna importante per la discussione dei problemi energetici».

Ma Iazev ha anche detto che «I negoziati (tra Cina e Russia n.d.r) hanno riguardato le prospettive della cooperazione russo-cinese nel settore del gas, la costruzione del gasdotto Altai e la realizzazione dei progetti Sakhalin-1 e Sakhalin-2. Nei prossimi dieci anni, la Cina avrà bisogno di circa 80 miliardi di m3 di gas e di 100 milioni di tonnellate di petrolio provenienti dalla Russia. Pechino conta molto sull’oleodotto Siberia Orientale-Pacifico, sul gasdotto Altai e sui giacimenti di condensato di gas Kovykta (regione di Irkutsk) e di Tchaianda (Yakuzia). Ben inteso, occorre ugualmente citare in questo numero i progetti che prevedono la produzione di petrolio e di gas a Sakhalin».

Quanto questo costerà in termini di emissione di gas serra e di impatto ambientale degli impianti e delle linee di distribuzione che dovrebbero essere realizzate in alcuni dei luoghi più delicati dell’Asia, non è dato sapere.

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