[11/04/2008] Energia

Nuove e vecchie energie e il ruolo delle istituzioni: il fotovoltaico

PISA. Corrado Clini direttore per la ricerca ambientale e lo sviluppo al ministero dell’ambiente in suo scritto su Aspenia dedicato a, ‘I pro e i contro dell’unilateralismo europeo’ ci ricorda che stando a talune previsioni attendibili nei prossimi 25 anni saranno investiti 20.000 miliardi di dollari per l’esplorazione di olio e gas, nonché per la costruzione delle centrali elettriche e delle infrastrutture necessarie a rispondere alla domanda di energia. Solo una quota marginale sarà destinata invece allo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle bioenergie. A fronte di questo prospettiva ‘la logica dell’Unione Europea di assumere un ruolo ‘trainante’ attraverso gli impegni unilaterali per la riduzione delle emissioni rischia di rendere insostenibili e anche scarsamente efficaci per l’economia continentale queste scelte.
E le fonti ‘rinnovabili - come scrive Loren C. Cox - sempre su Aspenia- presentano varie incognite, tanto che risalgono le quotazioni del nucleare’. Peserà, infatti, per qualche decennio la mancanza di tecnologie adeguate e per generare elettricità si ricorrerà ancora molto al carbone.

Il solare dice Cox non ha prodotto risultati buoni a causa dei costi e della minore disponibilità di siti adeguati. L’eolico presenta il problema della imprevedibilità dell’approvvigionamento per cui occorre disporre di ‘riserve’ di energia non rinnovabili pronte all’impiego. Per questo settore in particolare vi è anche il problema assai delicato e controverso dei suoi effetti paesaggistici. Per i biocombustibili secondo le previsioni del MIT per contribuire entro il 2100 con il 10% occorrono 2 milioni di acri di terreni, una superficie cinque volte superiore a quella attualmente coltivata negli Stati Uniti. Sempre secondo queste previsioni se si volesse ricorrere ai pannelli solari anche intermittenti per sostituire entro il 2100 il 10% dei combustibili fossili essi occuperebbero svariate centinaia di migliaia di chilometri quadrati e in taluni ambienti il surriscaldamento potrebbe aggirarsi attorno ai 2 gradi. Insomma le energie rinnovabili possono essere attraenti in alcune situazioni circoscritte, ma il ricorso a queste fonti su larga scala comporta grossi rischi; dalla competizione tra agricoltura ed energia per l’uso delle aree coltivabili, al surriscaldamento laddove le tecnologie vengano applicate in aree ristrette.

Come dice Luciano Cagliati: «Le fonti integrative, anche se ritenute indispensabili non hanno raggiunto a tutt’oggi quote consistenti nel panorama della produzione di energia. Il fotovoltaico richiede per essere assicurato un consumo di elettricità largamente superiore a quello delle fonti tradizionali e rimane comunque il problema delle superfici. Una cosa è attrezzare un condominio, un’altra è creare una centrale fotovoltaica capace di produrre una quantità di elettricità di livello industriale, il che richiederebbe superfici enormi».

- continua lunedì -

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