[03/04/2008] Energia

Direttiva Seveso: la Commissione Ue deferisce l´Italia

BRUXELLES. La cattiva notizia è che la Commissione europea sta per deferire l´Italia alla Corte di giustizia europea «per il mancato completamento dei piani di emergenza in caso di incidenti rilevanti in impianti in cui sono presenti sostanze pericolose», quella buona è che la stessa Commissione ha deciso «di chiudere un procedimento contro l´Italia riguardante la designazione di siti naturali protetti, in considerazione dei progressi significativi conseguiti nel 2007».

«Le autorità italiane devono predisporre piani di emergenza intesi a proteggere i cittadini e l´ambiente dalle conseguenze di gravi incidenti industriali – spiega il commissario Ue allambiente Stavros Dimas - È assolutamente indispensabile che gli impianti in cui vengono trattati materiali pericolosi dispongano di piani di emergenza in caso di incidenti. Le conseguenze di incidenti di questo tipo vanno evitate con ogni mezzo possibile».

Il deferimento riguarda la mancata osservanza direttiva Seveso II (che prende il nome proprio da un grave incidente accaduto in Italia) che impone agli Stati membri di predisporre piani di emergenza per le zone circostanti impianti industriali in cui vengono depositati o manipolati ingenti quantitativi di sostanze pericolose. Secondo la direttiva, le autorità degli Stati membri dovevano elaborare entro il 3 febbraio 2002 piani di emergenza per gli impianti. Nell’ottobre 2007 la Commissione Ue aveva inviato all´Italia l’ultima lettera di richiamo che sottolineava «la mancanza dei necessari piani di emergenza in oltre il 20% degli impianti in cui venivano depositate o manipolate sostanze pericolose».

In due risposte del dicembre 2007, l´Italia riconosceva la carenza e si impegnava ad elaborare i piani mancanti. «Tuttavia l´Italia non si è ancora conformata al disposto della direttiva e non vi sono elementi per ritenere che le carenze attuali saranno colmate entro breve – dice l’Ue - Ritenendo inaccettabile tale situazione, la Commissione ha deciso di deferire l´Italia alla Corte di giustizia».

La Commissione Ue è invece soddisfatta per «i progressi compiuti nel 2007 nella designazione di zone di protezione speciale» e ha deciso di chiudere il procedimento intentato al riguardo contro l´Italia.

Nel 2003 la Corte di giustizia europea aveva dichiarato che l´Italia era venuta meno all´obbligo di classificare numerose aree come zone di protezione speciale per la tutela di specie di uccelli e di altre specie migratorie ai sensi della direttiva "Uccelli selvatici". La rete di protezione presentava particolari lacune in Sicilia, Sardegna, Lombardia e Calabria, ma anche la Toscana doveva correre al riparo, tanto che le Zps a terra e mare dell’Arcipelago toscano sono state ampliate sia dal governo Berlusconi che da quello Prodi.

Ora «´Italia ha designato gli ultimi siti mancanti, raggiungendo un numero soddisfacente di zone di protezione speciale nelle varie regioni. La Commissione ritiene pertanto che essa si sia conformata alla sentenza della Corte di giustizia europea e può quindi chiudere il procedimento».

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