[03/04/2008] Urbanistica

Alloggi popolari, sboom edilizio e responsabilità (pubbliche e private)

LIVORNO. Confindustria lancia l’allarme, -26% il valore dei bandi di appalto delle opere pubbliche tra il 2006 ed il 2007; -4,2% delle transazioni immobiliari non residenziali e -1,1% di quelle residenziali con punte di -11,9% a Livorno e -5,9 a Massa Carrara. La responsabilità risiederebbe nella nuova legge regionale sugli appalti, nella mancanza di cultura progettuale della pubblica amministrazione, in 60-70 adempimenti burocratici necessari per aprire un cantiere.

La notizia è ripresa dalle pagine regionali di Repubblica e sconta la sintesi giornalistica, ovviamente. Ma mai che ci sia una pur minima autocritica. Eppure se in un anno emergono dal nero 7000 imprese su 66000 totale della regione dovrebbe far riflettere. Eppure se di 66.000 imprese la stragrande maggioranza sono micro qualche cosa dovrebbe significare in termini di cultura d’impresa e di capacità o incapacità anche delle organizzazioni di categoria di incentivare innovazione e crescita delle imprese.

Invece silenzio, almeno così appare a prima vista. Meglio lamentare l’assenza di cultura delle pubbliche amministrazioni, cosa che è anche vera perché i ritardi ci sono, ma cosa che non si risolve con norme o leggi, ma si risolve con una classe dirigente e apparati tecnici rinforzati per quantità e qualità, si risolve con imprese e professionisti che sanno fare il loro lavoro, che non dimenticano adempimenti per una Dia o per un permesso di costruire, che sanno compilare un atto d’obbligo o una convenzione.

E sul versante delle opere pubbliche se sarà vero che sono diminuiti gli importi credo che le rappresentanze di categoria degli imprenditori ci dovrebbero spiegare perché in tante gare non solo si aggiudicano l’appalto imprese con sede fuori regione, ma spesso partecipano solo imprese con sede fuori regione. Sarà la competizione, ma è lecito chiedersi perché partecipano e vincono quasi sempre quelle: perché le imprese locali non emergono, perché non partecipano.

L’impresa della Campania o della Sicilia non stipula contratti di lavoro conformi alle leggi vigenti? Subappalta tutto e di più? Aggirale norme? Le certificazioni Soa lasciano il tempo che trovano? Si progettano opere con scarso contenuto tecnologico ed innovativo? Un motivo ci sarà e allora ci dovrebbe essere spiegato, dopo di che si potrà passare all’analisi di tutti i problemi e alla ricerca delle soluzioni. Altrimenti rimane la sensazione che si grida perché il meccanismo di guadagni tutto sommato facili - perché bassa tecnologia e qualità dei prodotti, possibilità di subappaltare parti consistenti dei lavori agendo, non già in funzione della specializzazione del lavoro da fare ma quasi sempre in funzione del prezzo più basso, -garantisce di incassare presto e con buoni margini di profitto. D’altra parte che era così, e forse lo è sempre, lo dimostra la ipertrofica crescita delle aziende e delle agenzie immobiliari degli ultimi anni.

Insomma ormai nel nuovo secolo si pensa che ci si potrebbe attendere qualcosa di più di un tradizionale grido di allarme.
Poi, rimane il fatto che le opere pubbliche in alcuni casi stentano, che tante cose si potrebbero fare e non si fanno. Allora dato che nei programmi elettorali dei due principali ed opposti partiti figura la questione delle abitazioni popolari (housing sociale), esiste una proposta degli imprenditori che si assumono il rischio di costruzione e gestione a lungo periodo a fronte di aree magari messe a disposizione gratuitamente da parte delle pubbliche amministrazioni? Esiste qualche altra proposta?

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