[02/04/2008] Rifiuti

Lettonia e Usa smaltiscono le scorie nucleari sovietiche in Russia

LIVORNO. Mentre un venticello di guerra fredda torna a soffiare per l’allargamento della Nato ad Ucraina e Georgia, fino a portare gli Usa ad oltrepassare i confini di quella che fu l’Urss e ad affacciarsi sui nuovi confini di una Russia sempre più tesa a ricreare un impero militar-energetico, da quello che è stato uno dei punti caldi della disintegrazione dell’Unione Sovietica, i Paesi Baltici, arriva un segnale di distensione, probabilmente favorita dalla necessità di nascondere antiche vergogne e del frusciare dei dollari.

Il governo della Lettonia ha deciso di stanziare 700 mila dollari per finanziare l’interramento in Russia di combustibile irradiato proveniente dal reattore nucleare di Salaspils (Nella foto), una città che sorge ad appena 18 chilometri dalla capitale Riga. Dopo l’accordo sottoscritto nel 2007 tra Lettonia e Russia, il combustibile proveniente dai reattori nucleari lettoni è esportato verso le sconfinate distese russe, dove viene interrato. Il bello è che la maggior parte dei costi di trasporto è pagata dagli Stati Uniti d’America, visto che la Lettonia fa parte del programma speciale Usa di riciclaggio delle scorie nucleari provenienti dai reattori di epoca sovietica.

Le vetuste centrali nucleari, costruite dai russi, vengono così smantellate dagli americani che poi pagano i russi per nascondere sotto terra (lautamente pagati) un problema senza soluzione che loro stessi hanno creato. Intanto gli stessi russi continuano a sfornare centrali atomiche, anche galleggianti, sottomarini e navi a propulsione nucleare che fra qualche anno saranno da rimpiazzare e finiranno in qualche misteriosa discarica tra gli Urali, il Mar glaciale Artico e la Siberia, o in qualche ospitale Paese asiatico dell’ex Unione Sovietica, sempre pronto a vendere un pezzo di territorio in cambio di rubli, dollari ed armi.

Lo smantellamento del reattore di Salaspils, che è stato utilizzato a fini di ricerca, è iniziato nel 2004 e, nonostante la sua bassa potenza, a Salaspils l’Urss aveva stoccato importanti quantità di combustibile nucleare, che rimangono il vero problema dopo lo smantellamento del reattore.

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