[31/03/2008] Trasporti

L´auto a metano ´prolifica´ dove la distribuzione c´è

LIVORNO. Ci risiamo. Tutto il paradosso del metano per autotrazione, che in una fase in cui il petrolio è attestato sui 105 dollari alla barile dovrebbe sfondare (dal punto di vista squisitamente economico spendendo la stessa cifra con l’impianto a metano si fanno circa 100 chilometri, con il gpl 70, con il gasolio 50 e con la benzina 40), è ben esemplificato nella doppia pagina che gli dedica il Corriere motori. «Il metano c’è, ma le auto no» dice il presidente di Federmetano Paolo Vettori, «Le auto ci sono, il metano dov’è?» replica Lorenzo Sistino, manager della Fiat, casa automobilistica tra quelle che maggiormente hanno investito sul metano per autotrazione, offrendo un buon numero di modelli bifuel.

Partiamo dai numeri: nel 2007 sono state immatricolate 59978 auto a metano, ovvero il 143% in più rispetto al 2006 raggiungendo un parco circolante complessivo di 430mila veicoli e bisogna dar atto alla Fiat del suo impegno: la casa torinese ha venduto 49mila veicoli bifuel distanziando di molto le concorrenti (Volkswagen 6100, Ford 2400, Opel 1400, Citroen 300). E a questi numeri vanno aggiunti i veicoli originariamente a benzina e trasformati a metano.

Ma se il metano ha il vantaggio di inquinare poco e di far spendere ancor meno, ha in effetti i suoi svantaggi, che partono proprio da un punto fondamentale: i distributori di metano in Italia sono circa 600 e sono distribuiti male: al sud ce ne sono pochissimi e ci sono regioni come la Sardegna e la Val d’Aosta che non ne hanno neppure uno. Dal suo punto di vista però Federmetano tocca un punto fondamentale: proprio nelle regioni più deboli è difficile investire perché il mercato è limitatissimo: «Solo per la parte tecnologica di un impianto servono 250-350 mila euro. E deve essere collocato all’interno di un distributore di benzina». Come dire se in Sardegna non ci sono macchine a metano come faccio a investire per costruirci un impianto?

Il classico dilemma dell’uovo e della gallina si ripropone in tutto il suo paradosso, anche perché la questione fondamentale è proprio quella di indirizzare il mercato verso il metano. Chi può farlo? Ovviamente solo chi governa e determina gli indirizzi di un Paese. Come farlo? Sicuramente non soltanto puntando agli incentivi agli automobilisti (che ci sono e che sarebbero sufficienti da soli a convincere un automobilista del nord Italia a passare immediatamente al metano): in determinate regioni invece il metano non si svilupperà mai senza un intervento del potere locale, così come un grosso contributo sarebbe quello di dare finalmente il via libera all’erogazione self service insieme agli altri carburanti, come avviene già in Germania e Austria. In questo modo l’allargamento della rete subirebbe un’accelerazione fortissima, e di conseguenza anche quello dei veicoli a metano. La politica che fa? Qualche proposta di legge spot, viene ammucchiata in ogni legislatura nelle cose da fare e regolarmente seppellita dalla polvere, spesso alzata dalle lobbies dell’industria petrolifera. Finché ce n’è (di petrolio e di soldi per fare il pieno di benzina).

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