[31/03/2008] Comunicati

La moratoria della soia fa bene all´Amazzonia

LIVORNO. Sembra avere successo la carta di raccomandazioni lanciata due anni fa da "Casa Civil" e Greenpeace in Brasile affinché enti pubblici, società civile ed aziende andassero verso l´accatastamento e la certificazione ambientale delle proprietà rurali in Amazzonia, ma è anche evidente che le infrastrutture e le risorse umane necessarie per una sua piena attuazione risultano ancora carenti. Secondo i risultati presentati oggi dal Soya Moratorium Working Group (Grupo de Trabalho da Soja, Gts), che si occupa di monitorare e valutare gli effetti della moratoria, la soia brasiliana prodotta negli ultimi due anni in Amazzonia non proviene da aree deforestate recentemente. «Nonostante l´aumento del tasso di deforestazione verificatosi nella seconda metà del 2007 e l´aumento dei prezzi della soia - spiega Greenpeace - secondo i risultati del Gts tutte le aziende che aderiscono alle associazioni Abiove e Anec hanno rispettato la moratoria sulla soia, non acquistando il legume coltivato nelle nuove aree deforestate. Queste associazioni e le aziende che ne fanno parte rappresentano il 90% del mercato della soia in Brasile».

La Associação Brasileira da Indústria de Óleos Vegetais (Abiove), rappresenta il maggior esportatore di soia del Brasile ed ha presentato una sua proposta di monitoraggio della moratoria nella quale esige che tutti i suoi fornitori si regoralizzino entro il 2010. "La riunione - disse due anni fa Paulo Adario, coordinatore della campagna Amazzonia di Greenpeace Brasile - è stata un passo importante verso la mappatura dei suoli ed ha dimostrato l´´urgenza della formazione di un catasto delle proprietà rurali. Il settore privato e il governo sanno che, senza catasto, il disboscamento continuerà impunito".

La mappatura è quindi continuata in collaborazione tra Casa Civil, Grupo de Trabalho da Soja, Ong, imprese, Instituto Nacional de Colonização e Reforma Agrária (Incra), ministero dell´ambiente e gli istituti della terra degli 8 Stati brasiliani che comprendono l´Amazzonia. Nell´ultimo bollettino "Amazonia Viva!", Greenpeace da notizia dei progressi effettuati, citando dati del National Institute for Spatial Research Prodes system: "E´ stata esaminata un´area recentemente deforestata superiore a 100 ettari negli Stati di Rondônia, Pará e Mato Grosso, che insieme rappresentano attualmente quasi il totale di tutte le piantagioni di soia nell´Amazzonia brasiliana.La ricerca commissionata dal Gts non ha trovato piantagioni di soia in zone deforestate dopo l´annuncio della moratoria a luglio 2006. Oggi però nuovi fenomeni di mercato rischiano di ostacolare questo successo".

Per Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace Italia, «I risultati del Gts sono decisamente incoraggianti. Ma l´aumento del prezzo della soia sui mercati mondiali spinge i produttori verso nuovi terreni per aumentare le proprie superfici produttive. Nonostante le nostre ricerche e rilevazioni aeree confermino i risultati del Gts è allarmante che molte delle aree deforestate recentemente in Amazzonia appartengano a produttori di soia, che, di fronte a un prezzo sempre più alto, potrebbero avere la tentazione di seminare. Ora la sfida delle aziende è quella di rafforzare il loro impegno per la moratoria sulla deforestazione e aiutare le autorità brasiliane e la società civile a mettere fine alla distruzione delle foreste da cui dipende l´esistenza di ognuno in un momento in cui i prezzi più alti della soia stanno spingendo gli agricoltori a intensificare le piantagioni».

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