[28/03/2008] Consumo

Il fallimento della rivoluzione verde e i 218 milioni di contadini poveri dell’Asia

LIVORNO. Secondo il rapporto Economic and Social Survey on Asia-Pacific Region presentato oggi dalla Commissione economica e sociale dell’Onu per l’Asia e il Pacifico (Escap). «decenni di negligenza hanno condannato 218 milioni di persone all´estrema povertà».
Secondo la segretaria dell’Escap Noeleen Heyzer, «i governi devono dar prova di una maggiore volontà politica per rispondere a decenni di negligenza e di fallimento nel campo agricolo. E’ semplicemente inaccettabile che, nel momento in cui la crescita economica dell’Asia e del Pacifico oltrepassa tutte le attese, non facciamo quel che è possibile fare per far uscire più di 200 milioni di persone da una tale povertà».

La crescita asiatica dovrebbe essere del 7,7% nel 2008. La Cina e l’India dovrebbero crescere rispettivamente del 10,7% e del 9%.

Lo studio, intitolato ottimisticamente “Sostenere la crescita e condividere la prosperità”, stima che un terzo dei poveri della regione più popolata del mondo, 218 milioni di persone, vivono nelle zone rurali e potrebbero essere tirate fuori dalla povertà aumentando la produttività agricola.

«La crescita e la produttività agricole hanno conosciuto un rallentamento e la “rivoluzione verde” che ha accresciuto la produttività negli anni 70 ha ignorato milioni di persone». E una rivoluzione che ignora i poveri per cui dovrebbe essere stata fatta è ben poco rivoluzionaria.

Lo studio sottolinea che i biocarburanti colpiscono i poveri contribuendo al rialzo dei prezzi agricoli di cui non profittano gli agricoltori che non hanno le risorse per adattare le loro terre alle agroenergie.

“Soustaining growth and sharing prosperity” preconizza la necessità di radicali riforme politiche agrarie, per collegare meglio gli abitanti delle campagne alle città ed ai mercati e facilitare l’accesso a prestiti ed alle assicurazioni. Sarebbe davvero una “green revolution” perché significherebbe un cambiamento politico in regimi spesso autoritari, quando non dittatoriali, che impediscono di realizzare la base per una nuova redistribuzione della ricchezza: una democrazia politica e sociale e la crescita di una vera libera opinione pubblica in tutti i Paesi dell’Asia Pacifico.

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