[28/03/2008] Urbanistica

Appello per un governo riformista del territorio

LIVORNO. Una legislazione moderna ed efficace che mira a contrastare la rendita e ad attivare trasformazioni territoriali sostenibili, di qualità, in grado di conservare attivamente lo straordinario patrimonio paesaggistico e culturale dell’Italia e di offrire agli italiani reti infrastrutturali moderne, nuove opportunità di esprimere la propria creatività e il proprio saper fare. Sono questi gli obiettivi dei promotori del documento “Per un governo riformista del territorio in Italia” elaborato dall’Associazione “Romano Viviani. Idee e pratiche per il governo del territorio e lo sviluppo locale”.

«Vanno scongiurati – si legge nel documento - con una precisa scelta di campo riformista contraria alla finanza creativa dei condoni e ad ogni baratto tra deregulation urbanistica e disponibilità di investimenti, nuovi tentativi di privatizzare le politiche territoriali consegnandole nelle mani di una progettualità affaristica senza cultura civile ed estranea alle responsabilità del pubblico pianificare e di regole semplici, nette e condivise cui condizionare le attività private. E’ una scelta politica che deve prevenire altre riedizioni di un neoliberismo camuffato da sussidiarietà sociale, secondo modelli già conosciuti con l’iniziativa legislativa del centro-destra».

Il documento che è stato firmato da Paolo Avarello, Giuseppe Campos Venuti, Domenico Cecchini, Patrizia Colletta, Riccardo Conti, Roberto Della Seta, Concetta Fal-lanca, Bruno Gabrielli, Carlo Gasparrini, Benedetto Gravagnuolo, Vittorio Gregotti, Fulvio Irace, Carlo Magnani, Maurizio Marcelloni, Raffaella Mariani, Antonio Monesti-roli, Massimo Morisi, Federico Oliva, Domenico Piglionica, Ermete Realacci, Amerigo Restucci, Edo Ronchi, Gianvalerio Sanna, Fabrizio Vigni, prosegue sottolineando che «tutto questo richiede di far propria fino in fondo la cultura del “piano pubblico” – pro-segue il documento - Un piano che con tutta la legittimazione politica e la condivisione civi-ca di cui deve dare prova, sa interagire col mercato perché sa disciplinarne impulsi e op-portunità, stimolandone la creatività, senza lasciarsene catturare. (…) E la legge urbanistica serve anche ad un nuovo modello istituzionale che preluda ad un sistema di governance efficace ed efficiente. Non si tratta, insomma, di sovraccaricare l’urbanistica di compiti che, con le sue sole strumentazioni, non può adempiere. Ma occorre consentire all’urbanistica - generalizzando nell’ordinamento statuale le migliori pratiche regionali e locali - di contribuire effettivamente a una nuova politica abitativa, alla qualità ecologico-ambientale, alla salvaguardia storico-paesistica; alla trasformazione dei modelli energetici nel segno del risparmio, dell’efficienza, delle fonti rinnovabili; al potenziamento del trasporto collettivo e su ferro; alla riqualificazione dei tessuti esistenti.

Per il risparmio energetico occorre infine valorizzare, secondo i firmatari del documento «l’esperienza che molte regioni vanno compiendo in riferimento alle nuove costruzioni. Ma per la nuova come per l’edilizia preesistente occorrono parametri minimi nazionali con cui coordinare la normazione regionale da applicare nei piani urbanistici», mentre anche il cosiddetto consumo di suolo va affrontato all’interno del pubblico pianificare: «La sensibilità culturale e ambientale dei nostri tempi, impone una giusta politica del limite e la massima e consapevole cautela nella destinazione di suoli ad usi urbani».

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