[26/03/2008] Energia

Il nucleare galleggiante russo naviga verso i punti caldi del pianeta

LIVORNO. Qualcuno aveva pensato subito che, dietro le stranamente entusiaste accoglienze del governo laburista inglese al preoccupante rapporto Stern sul cambiamento climatico e sui costi per affrontarlo, ci potesse essere il trucco, che puntualmente qualcun altro oggi legge nell’enfasi sulla necessità di un rilancio alla grande del nucleare che Brown e compagni indicano come la maniera per ripulire il cielo dai gas serra e per creare centomila posti di lavoro.

Britannici e francesi sembrano essersi lanciati in Medio Oriente (soprattutto nelle monarchie della penisola araba) all’inseguimento della lepre nucleare russa, che ormai sdoganato il ricordo di Chernobyl e derubricatolo a fastidioso e trascurabile incidente di percorso, ha appena firmato un accordo per costruire una centrale nucleare in Egitto, segnando il ritorno alla grande dei russi nelle infrastrutture della valle del Nilo che, in epoca sovietica, li videro protagonisti della immensa diga di Assuan, che nessuno allora pensava avrebbe modificato uno dei più grandi ecosistemi del pianeta.

Una rincorsa che sarà difficile, visto che i russi stanno approntando il nucleare prêt-à-porter ed i piazzisti moscoviti dell’energia atomica sono scatenatati in tutto il mondo per magnificare le qualità e la facilità di installazione delle Floating nuclear power plants (Fnpp), le centrali nucleari galleggianti.

Il Paese più interessato e disponibile sembra essere L´Indonesia, pronta a sperimentare sulle coste delle sue sismiche isole le centrali nucleari galleggianti russe.

L’agenzia Ria-Novosti si presta a fare, dalle sue pagine internet, da vetrina e grancassa plurilingue della nuova mirabolante tecnologia di questa specie di nucleare semovente per i poveri, ma ha il merito di farci comprendere di cosa davvero si tratta.

Il primo progetto Fnpp al mondo è già stato avviato nel 2007 nei protettissimi cantieri navali di Servnash, a Severodvinsk, in Karelia, dove esiste già la più grande base di sottomarini nucleari russi ed un centro specializzato nella realizzazione di navi a propulsione nucleare, il nome del primo prototipo della centrale nucleare galleggiante è Academic Lomonosov e dovrebbe essere operativo nel 2010, mentre entro il 2020 dovrebbero essere disponibili sul mercato 5 centrali nucleari galleggianti.

Il costo della Academic Lomonosov, che nell’infographic pubblicato da Ria-Novosti sembra un incrocio tra una nave da crociera fatta con il lego e un magazzino portuale, dovrebbe essere di circa 10 miliardi di rubli (270 milioni di euro), mentre le centrali costruite in serie dovrebbero costare, chiavi in mano, tra 135 e 170 milioni di euro.

La centrale galleggiante è dotata di due reattori KLT-405 che possono fornire 70MW di energia elettrica e fino a 150GKal/h di energia termica. L’impianto è naturalmente raffreddato ad acqua e verrebbe ancorato in un luogo “sicuro” ed abbastanza vicino all’impianto di ricezione dell’energia a riva. L’impianto nucleare servirebbe anche da dissalatore, producendo acqua dolce da quella marina attraverso un processo di evaporazione.

I russi assicurano che «Un Fnpp permette di economizzare fino a 200 mila tonnellate di petrolio e 100 mila tonnellate di olio combustibile all’anno. Il suo ciclo di vita è completamente assicurato dalle infrastrutture della filiera nucleare russa. Chi ha concepito il Fnpp afferma che l’ambiente «non sarà esposto ad alcuna radioattività», ma avviamente evita di parlare delle scorie radioattive che saranno prodotte e che da qualche parte andranno messe, almeno per qualche centinaia di migliaia di anni.

Parole tranquillizzanti, ma che fanno a pugni con la storia drammatica della filiera russa del nucleare disseminata di incidenti grandi e piccoli, conosciuti e spesso sconosciuti e negati, e con la storia e il presente dei luoghi dove il nucleare galleggiante dovrebbe essere esportato, che sembrano concentrati nelle parti più turbolente del mondo, sia dal punto di vista delle catastrofi naturali che da quello politico-sociale.

Infatti, l’agenzia di stampa russa sottolinea che «Più di una ventina di Paesi hanno manifestato il loro interesse per questo progetto russo unico nel suo genere. Una cooperazione in questo settore è possibile con l’India, la Cina, l’Indonesia, ma anche con alcuni Paesi dell’Africa e dell’America latina».

Ai russi probabilmente non resterebbe altro che effettuare su ogni impianto un controllo ferreo, garantendosi una extraterritorialità di fatto (anche militare) per queste fattorie nucleari galleggianti e per gli impianti a terra. Bisognerà capire quanto sarà gradita fra una dozzina di anni, con una geopolitica mondiale che cambia rapidamente e imprevedibilmente, questa presenza nucleare strategica dei russi nei punti più caldi del mondo.

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