[26/03/2008] Consumo

La buona pratica del latte alla spina, 5mila litri a settimana venduti in Lucchesia

LIVORNO. Sono oltre 5 mila i litri di latte alla spina consumati ogni settimana dai cittadini della provincia di Lucca, che possono contare su 4 distributori installati negli ultimi anni in diversi paesi. Il primo aspetto importante da sottolineare è quello ambientale: 5 mila litri di latte alla spina venduti ogni settimana significa anche migliaia di imballaggi (di tetrapak, plastica o vetro) che ogni settimana vengono risparmiati: i distributori infatti consentono sì di acquistare nuovi flaconi, ma anche di riempire i propri, portati da casa, contribuendo quindi nel suo piccolo a ridurre la produzione dei rifiuti che in Toscana come in Italia continua ad aumentare. Grazie alla filiera corta inoltre, vengono abbattuti i costi ambientali derivati dall’inquinamento prodotto dal trasporto, che quasi sempre avviene su gomma.

Una piccola buona pratica, che oltre a quelli ambientali, ha anche interessanti risvolti sociali: «I distributori del latte – spiega Graziano Tardelli, allevatore di Molazzana e Presidente dell’Apa Provincia – hanno permesso di riscoprire l’allevamento e reinserito nella società la cultura del latte crudo: i genitori lo hanno fatto scoprire ai figli, e sono tantissime le mamme che lo preferiscono a quello confezionato dalla grande distribuzione».

Il più “gettonato” fra i distributori lucchesi è quello di Lammari, l’ultimo in ordine cronologico installato a febbraio nel parcheggio della scuola elementare, il primo della Piana, fornito quotidianamente dall’azienda di allevamento di Stefano Baisi che vende tra i 500 e i 550 litri di latte appena munto al giorno toccando i 600 litri tra il sabato e la domenica. Qualche litro in meno a Castelnuovo, dove i litri sono tra i 120 e 150 per salire fino a 200 tra sabato e domenica, e a Gallicano, nel piazzale antistante al Centro Leclerc, con punte che toccano i 170 litri durante i giorni normali per arrivare sino a 300 nei giorni festivi. Entrambi sono riforniti alternamente da Graziano Tardelli di Molazzana, Vittorio Rocchiccioli di Castelnuovo di Garfagnana e dall’Antica fattoria del Cesaron di Ivonne Pellegrini di Camporgiano.

L’altro punto a favore è il prezzo. Nonostante i rincari abbiano toccato dal pane ai generi di largo consumo, ai distributori di latte il cartellino è rimasto lo stesso: 1 euro al litro contro l’euro e 20 centesimi (ma anche 1,60 euro) della grande distribuzione per un litro di latte di alta qualità. «Con i distributori – spiega Lelio Alessandri, vice direttore di Col diretti – si possono mantenere i prezzi invariati. Non dovendo subire i costi di intermediazione, visto che il latte passa dalla mucca al distributore senza altri passaggi, che gravano molto sul prezzo finale. Ora l’obiettivo nostro e delle istituzioni locali è quello di portare il latte, e successivamente, anche snack a base di frutta e prodotti tipici, nelle scuole». E’ questa, infatti, la prossima sfida. «Ci sono già progetti in Garfagnana per aprire al latte crudo nelle scuole. Da tempo cerchiamo di far capire che si deve iniziare nelle scuole a creare una cultura del consumo consapevole e a basso impatto ambientale. Non dimentichiamo che il latte crudo dei distributori è anche a km zero. I prodotti e le imprese, come gli allevatori non mancano, bisogna solo trovare tutti insieme la direttiva da seguire. E quella della filiera corta è la più valida delle alternative».

Ma mentre, proprio a Lucca, si lavora per incentivare l’utilizzo di latte crudo, in sede di Comunità europea i ministri dell’agricoltura degli stati membri hanno approvato, con voto favorevole dell’Italia, un provvedimento che non considera i diversi gradi di autosufficienza dei singoli Paesi. Al contrario, viene data la possibilità ai Paesi già eccedentari, come l’Olanda e l’Irlanda, di aumentare la loro produzione e quindi la possibilità di aumentare le loro esportazioni nel nostro Paese. «Questo significa – dice ancora Alessandri, - che Paesi come l´Olanda che hanno quote per produrre quasi tre volte il proprio fabbisogno interno hanno avuto lo stesso aumento percentuale dell´Italia dove quasi la metà del latte consumato è importato dall´estero. Anche se è inutile sottolineare che qualsiasi eventuale aumento non potrà comunque che essere assegnato esclusivamente ai produttori in regola con la legge nazionale e comunitaria, resta il rammarico per la debolezza negoziale dimostrata anche in questa occasione dall´Italia. Di fronte a costi di allevamento crescenti ci auguriamo che l´aumento delle quote latte non sia un alibi offerto agli industriali per ridurre il prezzo alla stalla agli allevatori mentre continua a crescere quello pagato dai consumatori».

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