[26/03/2008] Trasporti

Gli sporchi suv fuori moda dei nuovi ricchi cinesi

LIVORNO. Sembra che la crescita cinese sia destinata a ripercorrere il copione degli errori occidentali, anche quelli più recenti e già esecrati, a cominciare dagli sport utility vehicles (i Suv, che dopo il bombardamento ecologico stanno già provando a ribattezzare Cross over), sempre più impopolari in Europa ed in America e ogni giorno di più ambito status simbol dei nuovi ricchi della Cina.

Un mercato sapientemente sollecitato dalle case automobilistiche occidentali e giapponesi che invadono questo insperato mercato sollecitando con spot accattivanti già sperimentati da noi il nuovo individualismo edonista della Cina.
Poco importa se i Suv inquinano come e più che in occidente e se aggiungono inquinamento ad inquinamento nelle già irrespirabili metropoli cinesi.

«L’espansione dell’industria cinese delle auto ha tassi di crescita a due cifre negli ultimi anni, in parte grazie al basso costo del carburante i cui prezzi restano sotto il controllo del governo – spiega Yingling Liu, a capo del China Program del Worldwatch Institute - In questo contesto i Suv sono andati particolarmente bene nel 2007. Secondo la China association of automobile manufacturers, l’anno scorso in Cina sono stati venduti più di 370.000 veicoli, un aumento del 58% rispetto al 2006. La maggior parte delle vendite si è concentrata su nodelli medi e high-end, che ci si aspetta dominino il mercato nel 2008. Le importazioni di Suv di lusso ha raggiunto livelli record nel 2007, con le marche più popolari che vanno da Bmw e Porsche a Lexus, Cadillac e Volvo. Tutti i principali costruttori internazionali di auto intensificano la loro presenza in Cina per sfruttare il boom del mercato dei Suv, con General Motors, Kia e Buick che stanno pianificando di introdurre modelli nel Paese a breve termine».

Chi può permettersi di acquistare un suv in Cina è una parte ancora ristretta della popolazione, i nuovi ricchi ammirati ed odiati, che sono al vertice della piramide del reddito nazionale e possono permettersi anche due o tre auto, mentre le auto private, anche di piccola cilindrata, sono al di fuori della portata del cinese medio.

Il suv diventa così, come e più che in occidente, l’ostentazione di un livello di potere economico raggiunto.

Ed attraverso il suv si instilla nella società cinese la cognizione tutta occidentale di velocità e libertà individuale dalle costrizioni della natura, che finora era una caratteristica occidentale.

La città si trasforma in una jungla (inquinata) dove solo chi è grosso, ricco e potente può farsi spazio, e poco importa se questo costa ai comuni mortali un altro po’ di inquinamento, che si va aggiungere alle emissioni delle centrali elettriche e delle fabbriche alimentate a carbone ed al traffico già esistente che in pochi anni è diventato uno della maggiori fonte di inquinamento delle città cinesi.

«Secondo un recente rapporto del Worldwatch Institute – spiega Yingling Liu – solo l’uno per cento dei 577 milioni dei cinesi urbanizzati respira aria compatibile con i livelli di qualità standard dell’Unione europea. Un inedito studio del 2007 della World Bank ha concluso che la cattiva qualità dell’aria causa ogni anno in Cina tra 350 mila e 400 mila morti premature. I suv, noti per il loro alto standard di emissioni, contribuiscono in maniera sproporzionata alla quota di emissione di gas serra».

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