[26/03/2008] Comunicati

Il dubbio dell´ambientalista davanti alla scheda elettorale

ROMA. Penso di fare un’utile provocazione dicendo che ad un ambientalista questa deludente campagna elettorale ha reso più difficile decidere se e come votare. E’ mia impressione che nessuno dei temi che la questione ambientale solleva e in particolare quelli relativi ai cambiamenti climatici siano la principale preoccupazione delle forze politiche che si stanno contendendo la guida del paese. Non voglio sostenere che le preoccupazioni per l’ambiente manchino nei programmi, ma la sensazione che si ricava, ascoltando i principali leader politici, è che esse non sembrano essere la priorità e soprattutto considerate la questione su cui molte elettrici ed elettori decideranno se e come votare.

In nessuno dei dibattiti televisivi elettorali (confesso però di non averli seguiti tutti) il tema della lotta al riscaldamento globale è stata al centro di quelle vere e proprie corride. Così come sebbene la corsa al rialzo del prezzo del petrolio si riveli sempre più un dato strutturale, nessuno sembra volere trarre la conseguenza che è necessario uscire dalla dipendenza dalle fonti fossili e garantire al paese autonomia energetica e sostenibilità ambientale. Anzi si alimenta l’idea che si possa risolvere il problema del costo dell’energia costruendo i rigassificatori, cioè diversificando i Paesi da cui dipendere.

Se poi casualmente la discussione affronta il rispetto degli obiettivi di Kyoto, la risposta prevalente è il ritorno al nucleare. Insomma per farla breve il tema dei cambiamenti climatici, assegnato l’oscar a Gore e cessato l’eco per l’alluvione in Bangladesh, è ai margini dello scontro politico. Eppure non è questa, fortunatamente, la realtà in molti altri paesi.

Non parlo solo dell’Europa che entro l’anno approverà la direttiva con cui vincolerà i suoi stati membri a rispettare gli impegni sulle tre venti per il clima, ma più in generale del fatto che questa questione è al centro della campagna elettorale americana e può addirittura, dopo la denuncia di un maratoneta, condizionare lo svolgimento delle olimpiadi cinesi, che grande rilevanza avranno sulle sorti e sul futuro di quell’immenso paese.

Ma al di là di quanto se ne parli negli altri paesi sono le politiche concrete che nel mondo si sviluppano che testimoniano di una diversa attenzione alle questioni ambientali. Ad esempio anziché aggiungere generazioni al nucleare per sdoganarlo non sarebbe meglio fare tesoro del fatto che in Europa, nel 2007, l’energia eolica, con 8554 MW installati e 13 miliardi di relativi investimenti, ha superato tutte le altre fonti di energia per capacità installata?

Nel 2007 sono state installate nel mondo pale eoliche per 20000MW (5200 negli USA 3500 in Spagna e 3400 in Cina), che hanno portato a quasi 100000MW la potenza eolica installata nel mondo. In nessuna di queste classifiche il nostro paese compare e a stare allo scontro elettorale che fin qui si è svolto sembra che la cosa non interessi alle principali forze politiche, forse più preoccupate di mantenere il primo posto nel mondo nel consumo di cemento e suolo.

Mancano però ancora parecchi giorni al voto e sarebbe sbagliato che gli ambientalisti cedessero alla rassegnazione e al disimpegno anche perché l’iceberg di 415 Km2 staccatosi in Antartide (sette volte Manhattan) dovrebbe avere scosso anche i nostri decisori politici e quindi offrirci, ovunque siamo collocati, argomenti per cambiare questo stato di cose e tentare di riportare l’idea di un mondo rinnovabile e solare al centro dello scontro politico.

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