[25/03/2008] Consumo

Aumento dei prezzi dei biocarburanti e del cibo: le ragioni economiche e i bisogni dei poverissimi

LIVORNO. Josette Sheeran, la direttrice del World food programme (il Programma alimentare dell’Onu – Pam), l’allarme lo aveva già lanciato in una audizione al Parlamento europeo, in vista della discussione del pacchetto energia al recente Consiglio di primavera dell’Unione europea: «il cambiamento di orientamento in favore della produzione dei biocarburanti ha distolto delle terre dalla catena alimentare – ha spiegato – I prezzi alimentari raggiungono un livello tale che quello dell’olio di palma in Africa è ormai al livello del prezzo dei carburanti».

Un nuovo giacimento agro-energetico che ha scatenato la speculazione sulle materie prime agricole e le derrate alimentari, che secondo Sheeran «si gioca su fattori strutturali che sono un elemento dei prezzi che abbiamo oggi».

La scelta dei Paesi sviluppati di rispondere alla fiammata dei prezzi del petrolio investendo sulle bioenergie, «può essere un affare molto buono per gli agricoltori, ma a corto termine i più poveri del pianeta verranno duramente colpiti, poiché le culture destinate ai biocarburanti tendono a rimpiazzare quelle destinate all’alimentazione umana. I prezzi elevati degli alimentari hanno duramente intaccato la capacita del Pam di rispondere alla fame nel mondo – ha detto Josette Sheeran – Con dei costi in rialzo del 40% dopo il giugno 2007, questo fenomeno alimenta un nuovo tipo di carenza alimentare nei Paesi poveri, nei quali gli abitanti non hanno perfino la possibilità di acquistare delle derrate, anche se sono disponibili in quantità sufficiente, questo causa dei disordini sociali, soprattutto in Africa».

La cosa dovrebbe interessare molto l’Unione europea, visto che ogni anno versa decine di milioni di euro per gli aiuti alimentari ai Pesi poveri e che dovrà mettere mano alle sue riserve d’urgenza per adattare i suoi aiuto alimentari per inseguire i prezzi schizzati verso l’alto.

Il Pam stima che a causa del rialzo dei prezzi dei biocarburanti e del cibo c’è bisogno da subito di almeno mezzo miliardo di dollari in più del previsto per assicurare le forniture di aiuti previste nel 2008 (375 milioni per i viveri e 125 per i trasporti), da aggiungere ai 2,9 miliardi di dollari che il Pam riteneva necessari solo qualche mese fa. Ma probabilmente ce ne vorranno di più: il mezzo miliardo di dollari non comprende i nuovi bisogni provocati dalla speculazione sugli alimenti o le possibili catastrofi naturali.

Secondo il Pam, il costo dei prodotti di base è aumentato del 40% dalla metà del 2007 e questo rende quasi impossibile attuare i suoi progetti per nutrire 73 milioni di persone in 78 Paesi.

Le riserve alimentari hanno toccata il loro livello più basso da trent’anni e la volatilità del mercato dei prodotti di base è estrema, soggetta a picchi improvvisi ed alla speculazione, una situazione aggravata dal deprezzamento del dollaro, che è ancora la moneta con la quale si scambiano i prodotti agricoli di base.

Così i poveri del pianeta che vivono con meno di un dollaro al giorno sperimentano sulla loro pelle i giochi del mercato al quale sono completamente estranei, anche se le loro ciotole vuote sono probabilmente alla base del turbo-liberismo applicato al cibo e all’energia.

Secondo il Pam «Il lato positivo di questa situazione è che I prezzi elevati sui mercati nazionali e internazionali hanno creato un’occasione favorevole a ricentrare l’attenzione sull’agricoltura e lo sviluppo rurale nei Paesi in via di sviluppo, mirata in particolare sui piccoli agricoltori. Però, investimenti ripetuti e continui saranno necessari. Il ritorno degli investimenti avrà bisogno di tempo per potersi realizzare, a lungo termine i piccoli produttori potranno trarre profitto dai prezzi più elevati delle derrate alimentari, a condizione che possano essere sicuri del loro stato di produttori netti piuttosto che di consumatori netti».

Secondo il Pam i fattori principali del rialzo dei prezzi alimentari sono quattro: l’aumento dei prezzi del carburante e dell’energia che colpisce tutta la catena della produzione alimentare, dai fertilizzanti alla raccolta, allo stoccaggio ed alle forniture; il boom economico di Paesi come l’India e la Cina, responsabile di una importazione crescente di prodotti alimentari; i fenomeni climatici responsabili di cattivi raccolti, come ad esempio le ripetute siccità in Australia; la concorrenza tra i prodotti alimentari e i carburanti, con la produzione di biodisel che ha innescato una speculazione sui mercati.

Torna all'archivio