[21/03/2008] Rifiuti

Gruppo Impregilo: santo subito?

LIVORNO. Il refrain che il problema del reiterarsi dell’emergenza rifiuti a Napoli e più in generale in Campania sia colpa delle proteste di chi non ha voluto e non vuole la realizzazione degli impianti di incenerimento per la frazione residuale previsti dal piano commissariale, è arrivata oggi a mettere Impregilo nel ruolo di vittima. Per i tanti, troppi ostacoli che avrebbe incontrato sulla strada della realizzazione degli impianti di Acerra e di Santa Maria La fossa e con il paradosso che i rifiuti campani andrebbero ad essere inceneriti in Germania in impianti analoghi che la stessa Impregilo, attraverso la sua controllata tedesca Fisia Babcock, avrebbe realizzato.

Un lungo percorso a ostacoli, che non si è ancora concluso, che è iniziato otto anni fa, e che «è solo un episodio del continuo corto circuito tra burocrazie, ricorsi e comitati di protesta- scrive Luca Benecchi sul Sole 24 ore- che contraddistingue l’impasse del sistema Italia. E questo al di là della vicenda giudiziaria in corso».

Che il nostro sia un paese in cui vi sono lungaggini per qualsiasi processo autorizzativo non è una novità, ma destituire da ogni responsabilità l’impresa che ha avuto aggiudicato l’appalto di quegli impianti assieme a quelli per la produzione del cdr in Campania, appare un passaggio un po’ troppo azzardato. Come appare difficile che – al di là di come andrà a finire la vicenda giudiziaria e delle responsabilità che ne emergeranno (a tutti i livelli), si possa esonerare la stessa Impregilo dalle proprie di responsabilità.

Dello stesso avviso anche Massimo Scalia, che è stato il primo presidente della commissione bicamerale d’inchiesta per il traffico dei rifiuti e che quella vicenda la ricorda molto bene.
«Non si può certo imputare a Impregilo tutta la responsabilità della disfatta campana sulla questione dei rifiuti ma senza dubbio è stata una delle massime cause. Se non altro in virtù del bando di gara fatto dall’allora commissario Rastrelli, Impregilo (che si presentò alla gara come Fisia) era il soggetto attuatore di tutta la filiera tranne la raccolta dei rifiuti. Come dire qualsiasi tipo di impianto doveva servire alla gestione l’avrebbe dovuto realizzare. Visti i risultati è oggi assai difficile non pensare che sia tra i massimi responsabili»
L’amministratore delegato di Impregilo, Alberto Rubegni, sostiene che gli inceneritori che bruceranno adesso in Germania i rifiuti campani utilizzano la stesa tecnologia di Acerra, perché realizzati dal gruppo attraverso la consociata Fisia Babcock.
«Mi fa piacere che adesso Fisia si avvalga della tecnologia Babcock che è una delle più accreditate nel campo, peccato però che in Campania non abbia garantito le tecnologie migliori, né per Acerra né per gli impianti di produzione di Cdr, anche se questi potranno essere recuperati con un intervento di manutenzione straordinaria e di revamping. Ma per l’inceneritore di quali bat (best available tecnology ndr) stiamo parlando? Fu la stessa commissione aggiudicatrice della gara che nella valutazione tecnologica dette solo 4,2 come punteggio a Fisia mentre l’altra associazione di imprese in gara se ne aggiudicò 8,2, quasi il doppio. Quindi stiamo parlando di un’inaffidabilità tecnologica. A cui va aggiunta la scelta assolutamente inadeguata del sito, che grazie alle prerogative poste in quel bando, era delegata all’impresa aggiudicatrice. E loro hanno scelto una zona già fortemente critica dal punto di vista delle problematiche ambientali e non hanno mai fatto niente per cercare il consenso della popolazione».

Tra le cause dei ritardi, oltre alle lungaggini burocratiche vengono addotte anche le proteste dei cittadini, infatti.
«Le proteste ci sono state ma i ritardi non sono dovuti certo a quelle. Viene invece da chiedere a Impregilo come mai con una gara aggiudicata nel giugno 2000 i lavori sono partiti solo nel 2004. Il motivo è che non c’era ancora l’autorizzazione all’allaccio dell’impianto alla rete nazionale di energia e senza di quello, senza avere cioè la certezza di quanti Kwh avrebbero potuto godere dell’incentivo Cip6, nessuna banca avrebbe mai concesso un finanziamento. E’ difficile pensare che le lungaggini in questo caso fossero da imputarsi ad un ministro amico e assolutamente favorevole agli inceneritori come Matteoli. E’ buona la scusa di buttarla sempre in politica, peccato che il Cip 6 è una procedura agevolata per cui la prima cosa da fare e di cui un’azienda si deve preoccupare è proprio il rilascio delle autorizzazioni. Il problema vero è che Impregilo ha dimostrato di non essere all’altezza dei propri compiti e di non essere in grado nemmeno di chiederle le autorizzazioni. L’inadeguatezza e l’incapacità di Impregilo, al di là di tante altre responsabilità che emergeranno dalla vicenda giudiziaria compresi conferimenti illegali, sono state tante al punto che il governo Prodi ha dovuto decidere di revocare il contratto».

(foto di Cesare Abbate)

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