[21/03/2008] Comunicati

L´impronta ecologica delle regioni Italiane

LIVORNO. La presentazione della nuova campagna “Stop the fever” è stata l’occasione per Legambiente per rendere noto uno studio sulla sostenibilità delle regioni italiane, che calcola l’impronta ecologica sull’ambiente e la capacità degli ecosistemi forestali di assorbire le emissioni di CO2 prodotte dalle attività umane .

«Legambiente - spiegano gli ambientalisti - ha calcolato la superficie di bosco necessaria a compensare le emissioni di anidride carbonica, regione per regione, derivanti dai consumi energetici (compensando l’import/export di energia elettrica tra le regioni: cioè togliendo le emissioni di CO2 - esportate - e addebitando le emissioni di CO2 - importate - con l’importazione di energia elettrica)». Per assorbire tutta la CO2 prodotta nel nostro Paese ci vorrebbe una superficie forestale pari a 2,7 "italie" completamente ricoperte da alberi.

Le sorprese vengono anche dalla produzione procapite di CO2: le regioni con oltre 10 tonnellate di anidride carbonica per abitante sono Sardegna, Valle d’Aosta, Friuli e Puglia, tutte con elevati consumi energetici o che ospitano diversi impianti termoelettrici a carbone.

La regione italiana più insostenibile è la Lombardia che con l’emissione di 76.825.000 tonnellate di CO2 nel 2004 avrebbe bisogno di una superficie forestale di 5,75 volte più ampia del suo territorio regionale per poter compensarle, più o meno la superficie di tutte le regioni del sud e le isole messe insieme. Ci vorrebbero 4,6 “ligurie” per compensare l’impronta sull’ambiente dei genovesi e dei loro corregionali. Seguono il Veneto (4,27), il Lazio (3,98) e la Puglia (3,88).

Tutte piccole le regioni virtuose, con addirittura la Basilicata che ha una impronta ecologica sul territorio di 0,54, quindi poco più della metà del suo territorio coperto da bosco basta a compensare le emissioni dei lucani. Seguono Molise (0,64), Valle D´Aosta (0,74), Trentino Alto Adige (0,76), quasi in equilibrio la Calabria che ha un’impronta di 1,1.

In mezzo ci sono: Emilia Romagna (3,35); Sicilia (3,01); Friuli Venezia Giulia (2,96); Campania (2,6); Piemonte (2,39). La Toscana emetteva nel 2004 29.637.000 tonnellate di CO2, mentre le emissioni procapite sono di 8,3 tonnellate di CO2 (come la Lombardia, che però ha molti più abitanti), sopra la media nazionale di 7,9 tonnellate. La Toscana va meglio con il 2,3 dell’impronta ecologica calcolata in base alla superficie forestale che è poco sotto la media nazionale, ma anche nella regione più boscata d’Italia ci vorrebbe più del doppio delle foreste per essere in equilibrio con l’ambiente ed il pianeta.

Meglio della Toscana fanno le altre regioni del centro Italia: le Marche sono ad 1,82, l’Umbria a 1,51, l’Abruzzo a 1,34 come la Sardegna. «Il nostro calcolo - spiegano gli estensori dello studio -utilizza il medesimo approccio impiegato anche nell’indice della “impronta ecologica”, anche se relativamente solo ai consumi di energia (per produzione di calore, elettricità e trasporti): calcola quanta superficie (coperta da foreste) sarebbe necessaria per assorbire tutta la CO2 emessa dagli impieghi energetici. Poiché la capacità di assorbimento forestale presenta molte differenze, derivanti dal tipo di essenze e dalle condizioni climatiche, per il calcolo si è preso a riferimento un bosco di cerro (Quercus cerris), caratteristico di molte aree italiane. L’assorbimento annuo medio di un ettaro di bosco di cerro è di 1.6 t di carbonio, che equivale a 5,6 t di CO2 per ettaro all´anno».

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