[17/03/2008] Acqua

Acqua del rubinetto e manutenzione delle reti

FIRENZE. Uso sostenibile delle risorse, riduzione dell’uso dei materiali, riduzione degli inquinanti. Si può e si deve fare anche attraverso l’innesco di comportamenti virtuosi (semplici) che magari non contribuiscono ad innalzare il Pil, ma che avrebbero un valore aggiunto se tutti i passaggi del nostro agire quotidiano, venissero valutati anche in termini prospettici e nel loro insieme fossero sottoposti al vaglio della contabilità ambientale, e sociale oltreché economica.

Una di queste azioni virtuose “accessibili” è rappresentata dall’aprire il rubinetto per approvvigionarsi di acqua potabile da utilizzare per bere. Ovviamente lungi da noi il pensiero che ciò possa essere imposto (chi preferisce acqua minerale in bottiglia continuerà ad utilizzarla), ma il nostro vuole essere un contributo soprattutto culturale che possa essere utile a superare quei pregiudizi, per lo più immotivati, che circondano il mondo delle acque del rubinetto. Che il trasporto merci in Italia sia effettuato per circa il 70-80% su gomma è cosa nota e questa è la strada che prendono anche le bottiglie di acqua minerale che viaggiano su e giù per il Paese.

Che questa modalità di trasporto sia in termini complessivi poco efficiente e ad alto impatto ambientale è anch’esso dato acclarato. Che per la costruzione del contenitore dell’acqua minerale (si usa prevalentemente il Pet, polietilene tereftalato) si consumi energia (petrolio) e acqua e si vada ad aumentare la mole dei rifiuti (nonostante il riciclo) anch’essa è cosa nota. Come del resto è facilmente documentabile che l’acqua del rubinetto sia controllata almeno quanto quella minerale. La congiuntura economica non proprio favorevole tra l’atro dovrebbe favorire il consumo di acqua di rubinetto che costa dalle 300 alle 1000 volte di meno: il risparmio delle famiglie per arrivare al 30 del mese potrebbe iniziare tranquillamente da qui. E in effetti senza cadere in eccessivi trionfalismi, per le singole motivazioni citate, o per il loro insieme, negli ultimi anni qualche segnale di cambiamento c’è stato.

Se vogliamo però creare veramente uno spostamento dei consumi verso le acque potabili è necessario ancora qualche sforzo per migliorarne il livello qualitativo. Se crediamo che questa possa essere una delle strade percorribili per uno sviluppo sostenibile, si tratta allora di investire risorse nel settore per migliorare le tecnologie di potabilizzazione e mettere in atto un’opera di manutenzione delle reti su larga scala. Episodi come quello avvenuto nei giorni scorsi a San Casciano nel Chianti fiorentino (il sindaco ha vietato l’uso dell’acqua potabile per scopi alimentari e igienici perché non microbiologicamente sicura) devono essere scongiurati. Al di là del singolo episodio e delle cause che saranno appurate, questi fatti oltre ad evidenziare ancora un margine di vulnerabilità del nostro sistema acquedottistico, rendono vani anni di lavoro sul terreno squisitamente informativo e culturale.

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