[17/03/2008] Comunicati

Elezioni, Legambiente propone un patto ai candidati

LIVORNO. Tredici punti d’impegno sull’ambiente. Non un impegno generico ma una promessa concreta di lavoro una volta eletti in parlamento. O, meglio ancora, ministri del futuro governo. E’ questo lo spirito con cui Legambiente chiede a tutti i candidati alle prossime elezioni politiche di sottoscrivere un “Patto per l’ambiente”, ovvero «tredici impegni che possono essere assunti durante la prossima legislatura da ciascun eletto - dice Vittorio Cogliati Dezza (Nella foto), presidente nazionale dell’associazione - per ridurre l’effetto serra e l’inquinamento, per rendere più vivibili le nostre città, per la realizzazione delle infrastrutture indispensabili, per combattere i nemici del territorio, per conservare e valorizzare le ricchezze del nostro Paese, per costruire un’Italia più moderna, più pulita e più civile che sappia fare della sfida ambientale un’occasione per crescere e vincere».

Con il proposito di andare poi a controllare se il patto viene davvero rispettato e di esercitare un adeguato stimolo affinché i punti sottoscritti si traducano in atti concreti.
Dalla lotta ai cambiamenti climatici alla legge per i piccoli comuni, Legambiente non vuole presentare, con questo patto, il suo programma ideale ma chiedere alcuni punti irrinunciabili alla politica.

Partiamo dal clima. Legambiente chiede che l’Italia assuma come prioritaria la sfida dell’innovazione energetica e del clima lanciata al mondo dall’Unione Europea, il cosiddetto 20-20-20, e per definire priorità, quote di emissione di CO2 e obiettivi di intervento, anche a livello regionale, capaci di orientare l’economia, i trasporti, gli usi civili verso l’innovazione energetica, chiede che venga convocata entro un anno una conferenza nazionale su energia e clima. Inoltre di utilizzare la leva fiscale, premiando i comportamenti virtuosi, l’efficienza e la diffusione fonti delle rinnovabili e che sia ben chiaro il rifiuto di ogni ipotesi di ritorno al nucleare.

Anche sui rifiuti, l’impegno richiesto è a ridurre la produzione e a rendere più convenienti la raccolta differenziata, il recupero delle materie prime e il riciclo, utilizzando anche in questo caso la leva fiscale. Legambiente chiede anche un impegno forte a ridurre lo smaltimento in discarica completando il ciclo con il recupero di energia, escludendo però il ritorno a forme di incentivazione economica come il vecchio Cip6.

Tra i tredici punti anche un impegno a non promuovere, sostenere o avallare provvedimenti di condono edilizio, oltre a un piano pluriennale di abbattimento di almeno 10 “ecomostri” l’anno e l’approvazione del provvedimento di legge che inserisce i crimini ambientali nel Codice penale. Tra i provvedimenti normativi rimasti in sospeso, l’impegno chiesto è anche per l’approvazione della legge per i Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, per rimodulare il rapporto tra aree del territorio, favorire pratiche economiche e culturali, e la diffusione di tecnologie innovative, come il wi-fi e la banda larga.

Impegni concreti vengono chiesti poi per il miglioramento del vivere in città, con la priorità agli investimenti per la mobilità pubblica urbana e quindi treni pendolari, metropolitane, tram, escludendo invece investimenti in nuove infrastrutture autostradali. Come un grosso impegno viene chiesto per fermare il consumo di suolo puntando con forza su misure che prevedano il riutilizzo dell’esistente e la manutenzione straordinaria del territorio. E si ritiene necessario agire sui meccanismi di fiscalità locale per rendere indipendenti le casse degli enti locali dalla dissipazione di una risorsa non rinnovabile qual è il suolo.

Un grande ruolo viene dato ai parchi, strumenti fondamentali per conservare la biodiversità, promuovere la qualità territoriale e oggi più che mai necessari anche per fermare i cambiamenti climatici, la desertificazione e il dissesto idrogeologico. Per questo Legambiente chiede che si debba prioritariamente svolgere la terza conferenza per le aree protette, integrare la legislazione per la tutela delle aree marine protette con le norme sui parchi nazionali e trasferire la gestione delle riserve naturali dello Stato ai Parchi.

Impegno viene chiesto anche per un forte rilancio dell’agricoltura biologica puntando al raddoppio della percentuale di territorio coltivato (dall’8 al 16%) e per contrastare l’introduzione di organismi geneticamente modificati nell’agricoltura italiana.
Gli altri punti riguardano la scuola e in generale il sistema formativo, definito «una delle principali condizioni per consentire al paese di rispondere alle sfide di oggi e di domani». Per Legambiente «serve una scuola pubblica di qualità, capace di mettere in condizione tutti di affrontare le sfide culturali e ambientali del prossimo futuro, di costruire cittadinanza e partecipazione delle giovani generazioni» e quindi l’impegno richiesto è quello di investire sulla scuola e sugli insegnanti. Sulla ricerca la richiesta è che salgano gli investimenti pubblici almeno al 3% del Pil per «promuovere processi di innovazione nella produzione e consumo di energia, nella produzione di beni e stili di vita sempre più ecocompatibili».

Un punto in particolare riguarda la sussidiarietà, come volano per costruire un nuovo rapporto tra Stato e società, e dare risposte puntuali e vicine ai reali bisogni dei cittadini. Per questo si chiede di riconoscere e valorizzare il contributo dei 15 milioni di volontari del Terzo settore (dal volontariato nel sociale a quello che opera nella protezione civile e nelle associazioni ambientaliste) e quindi rendere strutturale la misura del 5 per mille destinato alle associazioni no profit e anche l’aumento delle risorse per la cooperazione internazionale, in modo da raggiungere subito lo 0,35% del Pil ed arrivare allo 0,7% entro tre anni.

La leva per orientare il sistema produttivo favorendo consumi e comportamenti efficienti e virtuosi e penalizzando sprechi, tecnologie obsolete e consumo di suolo, Legambiente la individua nel fisco e chiede pertanto un impegno, a partire già dalla prossima finanziaria, a spostare la pressione fiscale dalle imprese e dal lavoro alla produzione e ai consumi di energia. E la possibilità di ridurre le tasse a chi risparmia energia e non inquina e, al contrario, aumentare l’imposizione sui consumi di energia (secondo la quantità di emissioni di CO2) e sulle auto inefficienti, oltre all’introduzione di tasse o tariffe locali di scopo legate al consumo di risorse e finalizzate al miglioramento ambientale. Legambiente chiede anche un preciso impegno a porre fine alla pratica della rottamazione degli autoveicoli, che da tempo ha esaurito i suoi effetti positivi sull’ambiente. Ancora non ha aderito nessun candidato, ci dicono dalla direzione nazionale, ma l’auspicio è che a firmare siano invece in tanti.

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