[12/03/2008] Energia

Europa: petrolio a costi americani, gas a prezzi asiatici e biocarburanti a monopolio russo?

LIVORNO. Il prezzo del greggio ha raggiunto i 108,75 dollari al barile sul Light Sweet Crude Oil, un po’ meno dei 101,47 del Russian Export Blend Crude Oil e dei 105,25 dell´InterContinental Exchange Futures di Londra, un brusco rialzo dovuto alle speculazioni ed agli investimenti massicci sui contratti a termine petroliferi come reazione al crollo del dollaro. Ma per il gas sta per accadere qualcosa di più strutturato e definitivo: «Tenendo conto degli interessi delle economie nazionali e degli impegni internazionali tendenti a garantire forniture affidabili ed ininterrotte di energia il gas naturale sarà venduto nel 2009 a prezzi europei», hanno annunciato a Mosca i rappresentanti di Kazmunaygaz (Kazakstan), di Uzbekneftegaz (Uzbekistan) e di Turkmengaz (Turkmenistan), nel corso di un incontro con il presidente di Gazprom, Alexei Miller.

Nel quadro dei contratti a lungo termine, il prezzo medio di vendita ai consumatori europei potrebbe raggiungere i 360 dollari per mille metri cubi entro il 2008, Gazprom prevede 354 dollari. La revisione della politica dei prezzi dei Paesi dell’Asia centrale potrebbe costringere a rivedere il piano di costruzione del gasdotto alternativo destinato a portare il gas in Europa e che trasformerebbe la Russia da Paese fornitore praticamente esclusivo anche in area di transito. E, come si capisce ai russi questo non dispiacerebbe affatto, perché eserciterebbero comunque un controllo e taglierebbero fuori da questo enorme fiume di gas l’odiata Georgia e la temuta Turchia.

Quel che è chiaro è che la “fame” di gas favorirà il rialzo dei prezzi, minacciando gli interessi dell’Unione europea che vorrebbe stabilire un partenariato strategico con i Paesi centroasiatici, soprattutto nel quadro del progetto Nabucco, il gasdotto che, aggirando la Russia attraverso Azerbaigian e Georgia, Bulgaria, Romania e Ungheria, dovrebbe portare nell’Europa del nord il gas turkmeno e Kazako. Intanto il supermercato russo dell’energia si sta attrezzando anche per i buocarburanti. Secondo l’ormai ex presidente e prossimo capo del governo Valadimir Putin «E’ un dato di fatto che il ruolo dei biocarburanti non cessa di crescere nel settore energetico mondiale, i Paesi che dispongono di superfici seminative sufficienti per garantire i volumi necessari di materie prime per la produzione di energia, verranno aumentare la loro importanza in questo settore. Tra questi Paesi, la Russia giocherà senza dubbio un ruolo particolare», ha detto Putin ad alcuni esponenti della Duma, il Parlamento russo, aggiungendo che i veri concorrenti non sono numerosi: Usa, Canada, Australia e Brasile.

«In questo ordine di idee – ha detto Putin – attiro la vostra attenzione su una questione molto importante, quella della turnazione delle terre agricole. Questo problema è tanto importante per noi quanto l’utilizzo dei biocarburanti». Putin si riferiva all’allarme lanciato dal presidente della Duma, Boris Gryzlov, che stimava in 20 milioni di ettari i terreni agricoli russi non coltivati o abbandonati, 10 milioni dei quali potrebbero essere destinati alla produzione di biocarburanti. Anche qui si guarda all’Unione europea che ha deciso di portare al 6% entro il 201° la quota di biocarburanti e Gryzlov fa rilevare che, visto che l’Europa non dispone di superfici agricole sufficienti, «Dobbiamo recuperare questo mercato, per fissare le nostre condizioni non solamente per la fornitura di petrolio e gas ma anche per i biocarburanti. Per noi si tratta di una possibilità reale».


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